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Guida Hosting

In questa guida cercheremo di introdurre il lettore al mondo del web hosting o, più comunemente, dell’hosting inteso in senso ampio abbracciando, cioè, diversi argomenti che vanno dalla registrazione del dominio fino a soluzioni di ospitalità come l’hosting in senso stretto e l’housing. In altre parole, il nostro obiettivo è quello di fornire al lettore una panoramica completa su tutti i servizi necessari per far "funzionare" un sito web.

Significato di "Hosting"

La parola Hosting deriva dal verbo inglese to host (ospitare) ed esprime in se la caratteristica principale di ogni servizio di questo tipo. Con l’hosting, un sito web o un servizio web, viene "ospitato" all’interno di un sistema (server) connesso alla Rete 24h/24 che ne garantisce la raggiungibilità mediante la Rete Internet.

Hosting

Internet e Siti Web: alcuni concetti chiave

Da queste prime righe abbiamo già introdotto una serie di concetti centrali che definiscono la Rete nel suo complesso. Semplificando, possiamo dire che:

  • Internet è composta da una pluralità di computer collegati tra loro all’interno di una gigantesca Rete mondiale;
  • Ogni computer collegato alla Rete è identificato da un indirizzo IP, ovvero una sequenza di numeri che rappresentano l’indirizzo univoco mediante il quale un computer può essere contattato all’interno della Rete;
  • Questi computer possono essere distinti, molto schematicamente, tra server e client: i primi offrono un dato servizio (ad esempio, forniscono pagine web, accesso alla posta elettronica, ecc.), i secondi ne usufruiscono; i primi sono perennemente connessi alla Rete, i secondi possono esserlo solo sporadicamente;
  • I siti web sono delle entità immateriali (codice sorgente) ospitate all’interno dei server web (server preposti a restituire le pagine web richieste dai client);

I server web

Come risulta evidente, quindi, è grazie ai server web che un insieme di file si trasforma in un sito vero e proprio. Il meccanismo (semplificato al massimo) è questo:

  • Il webmaster crea, sul proprio computer, delle pagine web (dei file scritti in vari linguaggi, come ad esempio l’HTML) collegandole tra loro attraverso dei link all’interno di uno schema logico ed organico;
  • Al fine di rendere queste pagine "visibili al mondo", il webmaster ha bisogno di spostare i file dal suo computer ad un web server, deve usufruire cioè di un servizio di hosting dove caricare le pagine web;
  • Le pagine web, caricate su uno spazio hosting, diventano accessibili attraverso la Rete;

I client

Come detto poco sopra, affinchè queste pagine web siano visibili, è necessario che l’utente che intende visualizzarle utilizzi un client a ciò preposto (browser). I browser più diffusi attualmente sono Microsoft IExplorer, Microsoft Edge, Firefox, Chrome, Safari ed Opera.

Mediante il browser, quindi, un utente della Rete può accedere a delle pagine web disponibili on-line mediante la digitazione dell’indirizzo IP del server web che le ospita, oppure (cosa molto più frequente) digitando un nome di dominio (come, ad esempio, www.mrwebmaster.it).

Comprendere i concetti chiave legati al mondo del Web-Hosting

Come risulta evidente dopo questa schematica (e semplicistica) introduzione, quindi, al fine di realizzare un sito web vero e proprio sarà necessario acquistare un dominio ed uno spazio web (hosting) all’interno del quale caricare le pagine.

Nelle lezioni di questa guida al mondo del web-hosting cercheremo di approfondire i concetti qui introdotti, partendo da una spiegazione, un po’ più approfondita, sul funzionamento di Internet.

Internet, come funziona? IP Address e protocollo HTTP

Nella lezione precedente abbiamo accennato brevemente alla struttura della Rete, intesa quale enorme ragnatela di collegamenti tra milioni di computer sparsi per il mondo. Abbiamo anche detto che ognuno di questi computer è dotato di un indirizzo IP (o IP Address) che lo identifica univocamente: questo vuol dire che ogni computer collegato alla Rete Internet non può avere un IP uguale a quello di altro computer collegato nello stesso momento.

IP fisso e IP dinamico

E’ importante sottolineare come questa regola (dell’univocità degli IP) sia da intendersi in relazione ad uno specifico arco temporale.

Può accadere, infatti, che uno stesso indirizzo IP sia utilizzato da diversi computer… ma in momenti diversi! Si parla in questa circostanza di IP dinamico. Questa modalità di assegnazione degli IP è molto frequente nel caso dei client (che sono caratterizzati, come abbiamo detto, da un non costante collegamento alla Rete) molto meno in ambito di server dove, normalmente, l’assegnazione dell’IP è fissa (quel computer è collegato in Rete 24h/24 ed ha sempre lo stesso IP, salvo che l’amministratore non decida di cambiarlo per un qualche motivo particolare).

L’assegnazione dinamica degli IP ai client è una tecnica di economia nella gestione degli indirizzi (limitati): in parole povere è inutile mantenere l’associazione di un IP con un computer non connesso, durante questo periodo l’IP viene assegnato ad altro dispositivo per tutta la durata della connessione alla Rete. Quando un dispositivo, quindi, fa richiesta di connessione in Rete l’operatore telefonico gli assegna temporaneamente un IP tra quelli attualmente disponibili.

A cosa server l’IP Address?

L’assegnazione di un IP univoco ad ogni devices collegato in Internet è un requisito indispensabile per il corretto funzionamento delle comunicazioni in Rete. Mediante l’IP, infatti, un computer può essere identificato tra altri milioni di dispositivi connessi e, pertanto, può essere "contattato". Il meccanismo, in estrema semplificazione, è come quello dei numeri di telefono: per chiamare uno specifico abbonato alla rete telefonica bisogna comporre il suo numero di telefono!

E’ grazie agli IP, dunque, se due computer connessi in Internet possono dialogare e scambiarsi informazioni.

Il protocollo HTTP

Come abbiamo detto, grazie agli IP due dispositivi connessi in Rete possono scambiarsi informazioni. Per farlo, tuttavia, questi dispositivi devono condividere una sorta di "linguaggio comune" o, più correttamente, una serie di regole condivise di comunicazione. L’insieme di queste regole prende il nome di protocollo.

Tra i diversi protocolli utilizzati in Rete, il principale è certamente rappresentato dall’HTTP (Hypertext Transfer Protocol) il quale ingloba in se le regole necessarie allo scambio di dati tra un server web ed un client.

HTTP

Il meccanismo è basato su una logica molto semplice di domanda e risposta. Ci sono, quindi, solo due tipi di messaggi HTTP: messaggi richiesta e messaggi risposta.

Volendo semplificare il meccanismo di funzionamento del protocollo HTTP, possiamo così schematizzarlo:

  • il client invia una richiesta di accesso ad una specifica risorsa (un’immagine, un video, un PDF, una pagina HTML, ecc.) presente sul server contattato;
  • il server risponde inviando al client, se disponibile, la risorsa richiesta.

Lo scambio di dati, in realtà, e più complesso e comprende numerose informazioni supplementari. L’immagine che segue schematizza in modo efficace lo scambio tra client e server in base alle regole del protocollo HTTP:

Schema di funzionamento del protocollo HTTP

Come possiamo vedere dallo schema, il client invia una richiesta accompagnata da degli headers, si tratta di un insieme di informazioni tecniche aggiuntive come, ad esempio, versione del browser e del sistema operativo, la codifica supportata, il linguaggio, i tipi di file accettati, ecc.

Il server, a sua volta, invia in risposta un messaggio di stato (200, ad esempio, è lo stato che indica il successo dell’azione richiesta) accompagnato da altri headers, questa volta relativi al server, oltre, ovviamente, al contenuto richiesto.

E’ bene precisare, come già anticipato, che l’HTTP non è l’unico protocollo utilizzato in Rete, ne esistono molti altri tra i quali il protocollo FTP di cui parleremo in una delle prossime lezioni di questa guida.

Internet, come funziona? Le URL ed il sistema dei DNS

Come abbiamo visto nella lezione precedente, affinché un client possa contattare un server è necessario conoscere il suo indirizzo IP… tuttavia molto raramente un utente procederà alla digitazione nel browser della sequenza numerica in questione! Ma se non conosciamo l’indirizzo IP del server su cui risiede un dato sito, come possiamo accedervi?

Le URL

Solitamente l’utente contatterà un sito web non digitandone l’IP, ma una URL (Uniform Resource Locator), ovvero una stringa di caratteri composta da un dominio (o host) con l’eventuale aggiunta di una risorsa interna al dominio stesso, ad esempio:

/pagina-web.html

Una URL è una stringa di caratteri che identifica univocamente una risorsa (una pagina web, un’immagine, un video, ecc.) in Rete. Mentre l’IP Address identifica univocamente un server (o, più genericamente, un dispositivo connesso alla Rete), la URL identifica una specifica risorsa presente all’interno di un dato server. Possiamo quindi dire, per fare un esempio, che l’IP corrisponde al numero di telefono del centralino di una grande azienda, mentre la URL corrisponde al numero dell’interno col quale si vuole effettivamente parlare!

Come abbiamo detto la URL è composta da diversi segmenti, nel nostro esempio:

  • L’indicazione del protocollo di comunicazione (http);
  • un host (nel nostro esempio: www.mrwebmaster.it);
  • la risorsa da visualizzare (nell’esempio: pagina-web.html).

Qualora l’indicazione della risorsa venga omessa, ad essere visualizzato sarà la home-page (o, più correttamente, il documento di default) impostata per quel dominio (solitamente un file tipo "index.html", "index.php" o qualcosa del genere).

Ma, se abbiamo detto che per contattare un server occorre indicare il suo indirizzo IP, com’è possibile che questo tipo di chiamata funzioni correttamente? Semplice… grazie al sistema dei DNS.

DNS (Domain Name System)

Il DNS è un sistema per la risoluzione dei nomi di dominio in indirizzi IP. Grazie ai DNS, in poche parole, è possibile sapere che al dominio X corrisponde l’IP Y. In questo modo, l’utente digita un hostname (o "nome dell’host") che la macchina traduce in un IP.

Tornando al paragone coi numeri di telefono, possiamo dire che i DNS corrispondono ad una specie di elenco telefonico: pur non conoscendo il numero di telefono del Sig. Mario Rossi, posso contattarlo ugualmente cercando il suo nome nell’elenco dei numeri telefonici della città.

Il sistema dei DNS è basato su dei database distribuiti (copiati cioè in diversi punti della Rete) in cui sono contenute le associazioni tra milioni di host ed i relativi IP Address (esattamente come accade in un elenco telefonico dove ad ogni nome è associato un numero telefonico).

Il meccanismo di funzionamento dei DNS è il seguente:

  • l’utente digita una URL all’interno del browser;
  • Il browser scompone la URL nei suoi componenti fondamentali, estraendo per prima il protocollo e l’host che ospita la risorsa indicata;
  • L’host viene tradotto (tramite i DNS) in un indirizzo IP;
  • Il client si connette, utilizzando il protocollo specificato, all’IP;
  • Il server riceve la chiamata dal client, la quale contiene il riferimento all host ed alla specifica risorsa alla quale si desidera accedere;
  • Grazie a questo riferimento, il server (che potrebbe ospitare anche migliaia di host) sa a quale "cartella" (sito) vogliamo connetterci, all’interno di questa "cartella" viene poi cercata e restituita la specifica risorsa indicata nel segmento di URL che segue all’indicazione dell’host;

Di seguito uno schema grafico di funzionamento dei DNS:

DNS

Come risulta evidente, un ruolo di primo piano, all’interno di questo complesso meccanismo di comunicazione, è svolto dai domini che consentono di avere delle chiavi di accesso "human friendly" alle risorse sparse per la Rete.

Per chi fosse interessato ad approfondire il meccanismo di funzionamento dei DNS suggerisco la lettura di questo articolo in cui viene spiegato, in modo dettagliato, cos’è e come funziona un DNS.

Hostname e Virtual Host

Nel sistema dei DNS, schematicamente analizzato alla lezione precedente, un ruolo di primo piano è rivestito dagli hostname che sono una specie di "nomi univoci" che consentono, all’interno della Rete, di accedere ad un server o ad una sua ben delimitata porzione.

Nessun problema se l’IP Address ricavato dai DNS corrisponde ad un server sul quale è disponibile un solo ed unico sito web… ma cosa succede se, come capita molto spesso, su un unico server sono installati centinaia o migliaia di siti web? Come fa il server a restituire il giusto sito web tra i tanti presenti nel sistema?

Il Virtual Host

Come detto, all’interno di un server può essere configurato un unico host oppure una molteplicità di host. Nel primo caso si parla di hosting dedicato (o housing), mentre nel secondo caso (molto più frequente) si parla di Virtual Host o Virtual Hosting.

Col Virtual Host, quindi, uno stesso server può ospitare e gestire diversi siti web; per fare ciò si possono adottare diverse tecniche:

  • IP Based: ogni host è contraddistinto da un diverso IP (lo stesso server, quindi, è raggiungibile mediante una molteplicità di IP Address, ognuno corrispondente ad uno specifico hostname);
  • Port Based: i diversi siti sono associati al medesimo IP ma sono "in ascolto" su diverse porte TCP;
  • Name Based: i diversi host sono associati allo stesso IP ed alla stessa porta e l’instradamento è eseguito mediante un sistema di "mappatura" interno al server basato, appunto, sull’hostname.

L’ultimo sistema (Name Based) è, sicuramente, quello utilizzato con maggior frequenza. Vediamo, quindi, di spiegare meglio come funziona.

Virtual Host Name Based

Coi DNS, come abbiamo visto in precedenza, un hostname viene tradotto nell’IP del server ospitante il quale, sempre grazie al hostname, sarà in grado di contattare quella ben determinata porzione di memoria che contraddistingue il sito web richiesto.

Virtual Hosting

Questo processo avviene mediante una mappatura interna al server, per certi versi simile al sistema dei DNS, che traduce il dominio in una cartella fisica presente all’interno del filesystem della macchina.

Schematizzando:

  • L’utente digita un dominio nel browser;
  • I DNS traducono il dominio nell’IP Address del Server;
  • Il Server (contattato attraverso il suo IP) riceve una richiesta dal client in cui è specificato l’hostname voluto;
  • Il server traduce l’hostname (indicato dal client) in un percorso fisico all’interno del filesystem.

Quindi:

[Host richiesto] www.mrwebmaster.it
-> [IP del server] 123.123.123.123
-> [Folder] /var/sitiweb/www.mrwebmaster.it/

In questo modo, come avrete capito, l’hostname assolve un duplice ruolo: grazie ai DNS, l’hostname consente di accedere facilmente ad uno specifico IP e, allo stesso tempo, consente al server ospitante di identificare con facilità qual’è il sito richiesto tra i tanti eventualmente ospitati al suo interno.

Cambiare IP? No problem

Un altro vantaggio, non trascurabile, dell’utilizzo di hostname consiste nel fatto che un sito web può cambiare IP (ad esempio perchè il suo gestore lo sposta presso un altro hosting provider) senza creare alcun disagio ai suoi utenti i quali, come abbiamo visto, non lo contattano mai attraverso la digitazione dell’IP, ma indicando il suo nome (che, solitamente, rimane costante nonostante eventuali migrazioni del sito su altri server).

Come si crea un hostname?

Se vogliamo creare un hostname in locale o all’interno della nostra Rete privata non abbiamo grandi vincoli e possiamo effettuare scelte arbitrarie, viceversa se vogliamo crere un hostname da utilizzare in Internet è necessario disporre di un dominio. Nella prossima lezione cercheremo di capire cos’è un dominio e come funziona.

Domini web: un po’ di teoria

Un hostname, come abbiamo già visto, è una stringa di testo composta da diversi blocchi separati da un punto.

Scomponiamo l’hostname: TLD e dominio

Un esempio di hostname valido in Rete è:

www.mrwebmaster.it

Nell’esempio potete vedere che il nostro hostname è composto da tre segmenti:

  • www
  • mrwebmaster
  • it

Per definire correttamente ogni segmento è necessario partire dall’ultimo. La parte "più importante" si trova a destra, quindi gli hostname vanno analizzati "al contrario", cioè, da destra verso sinistra.

Il dominio di primo livello (o Top Level Domain)

Il primo segmento (nell’esempio "it") è detto dominio di primo livello o TLD (acronimo di Top Level Domain). Nel caso del nostro esempio "it" è un TLD Geografico (anche detti ccTLD acronimo di country-code Top Level Domain), nel senso che identifica un dominio relativo al paese Italia. Tutte le nazioni del mondo hanno un TLD proprietario.

Top Level Domain

Oltre ai TLD geografici, ce ne sono altri detti generici (gTLD, acronimo di generic Top Level Domain) che sono utilizzati in tutto il mondo ed hanno lo scopo, di solito, di definire una particolare tipologia di siti web. I gTLDs più comuni sono:

  • com – originariamente destinati ai siti di natura commerciale
  • org – originariamente destinati alle organizzazioni prive di scopo di lucro
  • net – originariamente destinati ai siti di natuta tecnica
  • biz – originariamente destinato ai siti di business
  • edu – destinati a siti di natura educativa
  • gov – destinati a strutture di tipo politico e governativo
  • xxx – destinati ad identificare siti con contenuti per adulti
  • ecc.

Ognuna di queste estensioni (o TLD) è goveranto da regole proprie che disciplinano la registrazione e l’utilizzo dei nomi a dominio. Tali regole sono definite da delle organizzazioni che prendono il nome di Naming Authority e vengono applicate da altre organizzazioni che prendono il nome di Registration Authority.

Chiunque desideri registrare un dominio, quindi, dovrà farlo rispettando alcune regole ben precise prescritte per il particolare TLD che si desidera utilizzare.

Il dominio di secondo livello

Il dominio di secondo livello è la seconda porzione del nostro hostname, ovvero quella che segue al TLD leggendo la stringa da destra verso sinistra. Nel nostro esempio si tratta della stringa di testo "mrwebmaster".

Nel caso specifico "mrwebmaster" è il nome che abbiamo registrato per identificare il nostro sito web all’interno del TLD geografico ".it".

Il dominio di secondo livello costituisce il vero e proprio "oggetto di assegnazione" quando si registra un dominio: in poche parole si chiede all’autorità che gestisce un dato TLD di assegnarci in uso esclusivo l’utilizzo di un nome al fine di poter creare uno o più hostname.

Si noti che, ovviamene, all’interno del medesimo TLD il dominio di secondo livello è univoco mentre non lo è nell’ambito dell’universalità dei TLD. In altre parole, nessuno potrà registrare "mrwebmaster.it" ma potranno esserci altri siti come, ad esempio, "mrwebmaster.eu" o "mrwebmaster.com" (ovviamente potrebbero esserci problemi legali nel caso di marchi registrati, ma questo argomento esula dal contesto "tecnico" della nostra guida).

Ad essere unvoco, quindi, è il dominio nel suo complesso caratterizzato da un secondo livello ed uno specifico TLD.

Dominio di terzo livello

Anche detto sottodominio, il dominio di terzo livello è caratterizzato dal terzo blocco partendo da destra. Si noti che questo terzo blocco è del tutto facoltativo. Mentre il TLD ed il dominio di secondo livello sono obbligatori, i domini di terzo livello (così come quelli di ulteriori livelli oltre al terzo) sono assolutamente facoltativi.

Nel nostro esempio "www" rappresenta il dominio di terzo livello che, per convenzione, è utilizzato per identificare il sito principale all’interno di un network di siti identificati da un medesimo dominio. Nel caso di Mr.Webmaster, ad esempio, esistono diversi siti con domini di terzo livello come, ad esempio, www.mrw.it, news.mrw.it, forum.mrw.it, ecc.

Ognuna di queste combinazioni corrisponde ad uno specifico hostname (così come definito nella lezione precedente): in altre parole, digitando l’hostname "forum.mrw.it" l’utente verrà portato sull’IP del server ospitante e questo sarà in grado di fornire all’utente il giusto sito, essendo l’hostname univoco grazie all’assegnazione del dominio in via esclusiva.

Registrare un dominio

Per ottenere il diritto di utilizzare un nome a dominio (inteso quale unione di dominio di secondo livello e TLD) è necessario provvedere alla sua registrazione.

Registrare un Dominio

Da un punto di vista teorico, la registrazione di un dominio avviene mediante la presentazione di una richiesta di assegnazione alla Registration Authority che gestisce il TLD prescelto. Tale richiesta, ovviamente, deve essere conforme alle regole stabilite dalla Naming Authority comptente.

Le regole da rispettare sono di vario tipo, le più comuni riguardano la composizione del dominio (caratteri ammessi e numero minimo e massimo di caratteri), la sua destinazione d’uso nonchè, per molti ccTLD, il domicilio del richiedente.

Se tutte le regole vengono rispettate e se, ovviamente, il nome a dominio non è già occupato, la Registration Authority competente provederà ad assegnare il dominio al richiedente.

E’ importante sottolineare come tale assegnazione non corrisponda ad un acquisto! I domini, infatti, non vengono "acquistati" nel senso proprio del termine, ma se ne ottiene una semplice licenza d’uso dietro pagamente di un canone annuo. Da ciò consegue che ogni nome a dominio deve essere costantemente rinnovato (pagando la quota prevista) in caso contrario l’assegnazione del dominio verrà revocata e questo tornerà ad essere disponibile per altri eventuali richiedenti.

Come detto all’inizio di questa lezione, quella descritta è la procedura teorica… in pratica, infatti, le aziende ed i privati interessati alle registrazione di un dominio non si rivolgeranno direttamente alla Registration Authority competente (operazione alquanto complessa per una serie di motivi) ma ad un intermediario accreditato ad operare per quel dato TLD.

L’intermediario è un soggetto privato che, dietro compenso, svolge tutte le operazioni necessarie alla regsitrazione ed al mantenimento di un nome a dominio.

In concreto, quindi, ci si rivolge ad un’azienda specializzata nella registrazione di domini web richiedendole di registrare, per nostro nome e conto, un dato nome a dominio. L’azienda verifica, di solito automaticamente, la disponibilità del nome indicato ed in caso affermativo procederà a richiederne la registrazione per noi.

Per maggiori informazioni rimando alla lettura di questo interessante articolo, interamente dedicato alla registrazione di domini web, in cui l’argomento viene sviscerato in modo estremamente approfondito.

Nameserver e DNS

Una volta ottenuta l’assegnazione di un nome a dominio, l’azienda incaricata della registrazione provvederà a cominicare all’authority competente i nameserver (o NS), cioè gli "indirizzi" dei server (devono essere almeno due) contenenti la configurazione DNS di quello specifico dominio.

In questo modo, i root nameserver del TLD prescelto (nel nostro esempio "it") verranno aggiornati con gli indirizzi dei nameserver che rispondono per lo specifico dominio registrato (nel nostro esempio "mrwebmaster").

Vediamo di spiegare, in parole semplici, come funziona il meccanismo appena descritto:

  • Quando un utente digita nel browser l’indirizzo www.mrwebmaster.it, il sistema client andrà a cercare una prima risposta nei root nameserver del TLD "it" (che, come abbiamo detto, è segmento più importante);
  • La risposta che otterrà sarà non l’indirizzo IP del sito cercato, ma l’indirizzo dei nameserver assegnati a quello specifico dominio (nel nostro esempio i nameserver di "mrwebmaster.it");
  • A questo punto verranno interrogati questi nameserver i quali forniranno, finalmente, l’indirizzo IP della macchina su cui si trova lo specifico hostname richiesto ("www.mrwebmaster.it").

Struttura del DNS: i record A, CNAME e MX

All’interno dei nameserver è specificata la configurazione DNS dell’intero dominio. Il DNS, in realtà, non contiene solo l’indicazione di un indirizzo IP ma una serie molto più complessa di informazioni di diversi tipi (i tipi sono detti record).

I tipi più comuni di record DNS sono:

  • A – Indica la corispondenza tra un nome ed un IP;
  • CName – E’ utilizzato per creare degli alias grazie ai quali uno stesso host può essere raggiunto attraverso nomi diversi;
  • MX – Indica il server delegato alla ricezione della posta elettronica per le caselle di quello specifico dominio.

Oltre a questi record ve ne sono molti altri, ma in questa sede è inutile addentrarci ulteriormente essendo sufficiente – ai nostri scopi – conoscere la struttura di base del DNS.

Configurare il DNS

Il compito di configurare correttamente i DNS compete, nella normalità dei casi, al provider prescelto per la registrazione ed il mantenimento del dominio (cd. mantainer).

Se, contestualmente alla registrazione del dominio, abbiamo sottoscritto un piano di hosting, il mantainer provvedere al settaggio dei DNS puntandoli sui server assegnati ai vari servizi, in caso contrario il puntamento riguarderà, normalmente, un "server base" di proprietà del mantainer sul quale sarà presente una semplice pagina di cortesia (courtesy page) che avvisa del fatto che il dominio è stato registrato.

Lo step successivo alla registrazione del dominio è, quindi, l’acquisto di un piano di hosting per la messa in linea del sito web.

I Web Server

Una volta registrato il dominio sarà necessario pensare a come rendere visibile il nostro sito. Come abbiamo visto, infatti, l’acquisto del dominio è un passo indispensabile, ma non sufficiente, per mettere on-line il nostro sito web.

Per farlo, infatti, sarà necessario fare ricorso ad un piano di hosting cioè acquistare dello spazio all’interno di un server web, cioè – per dirla in modo estremamente semplice – all’interno di un computer perennemente connesso (ad alta velocità) alla Rete Internet.

Solo acquistando un hosting, pertanto, il nostro sito potrà essere visibile in Rete… eppure mi capita ancora di sentirmi dire frasi del tipo "ma perchè non posso caricare il sito sul computer dell’ufficio o su quello di casa?"

Prima di proseguire, quindi, vediamo subito di fugare eventuali dubbi…

Hostare il sito sul PC di casa o dell’ufficio?

In linea puramente teorica è possibile decidere di hostare il proprio sito anche all’interno di un comune PC (se si disponde di un IP fisso)…. ma si tratterebbe di una scelta assolutamente assurda e limitativa: un comune PC, infatti, non è pensato per restare attivo 24h (solitamente, non ha le giuste dotazioni hardware), così come una ADSL risulterebbe troppo lenta (e, soprattutto, non suffientemente "ampia") per gestire il traffico di un sito web minimamente conosciuto.

Oltre a queste problematiche "fisiche" ve ne sarebbero diverse altre legate alla dotazione software ed alle competenze sistemistiche necessarie per gestire un server in autonomia e sicurezza.

Da un punto di vista di costi, inoltre, l’assoluta esiguità dei prezzi dei piani hosting offerti da numerosi hosting provider renderebbe questa scelta anche "anti-economica" essendo i costi della linea ADSL e del consumo elettrico notevolmente superiori al canone annuo di un servizio di hosting di livello medio/alto.

Caratteristiche di un Server Web

Come accennato, un server Web è un computer molto potente dotato di particolari caratteristiche sia a livello hardware che software.

Caratteristiche hardware di un server web

Da un punto di vista hardware, infatti, un server è un computer appositamente concepito per un utilizzo 24h e munito di componenti ridondanti: doppio alimentatore, doppia scheda di rete e così via. Oltre a questo, i server sono normalmente muniti di particolari sistemi di raffreddamento, hard-disk molto veloci e capienti, una elevatissima quantità di Ram e diverse CPU.

Web Server

Tutta la dotazione hardware di un server è pensata per offrire elevate prestazioni in ambito professionale riducendo al minimo gli sprechi di energia ed amplificando le performances in termini di tempo di risposta.

Caratteristiche software di un server web

Oltre che da un punto di vista hardware, il server web sono muniti di un’apposita dotazione software caratterizzata da sistemi operativi ad hoc (come, ad esempio, Windows Server di Microsoft), ambienti come IIS e Apache per la gestione dei siti web, DBMS come MySQL e SQL Server per la gestione dei dati, ecc.

Le server farm

Oltre a tutto ciò, i server web vengono normalmente collocati in ambienti ad hoc (cd. server farm) muniti di connessione ultraveloce alla Rete (centinaia di Megabit al secondo), sistemi di monitoraggio anti-intrusione, sistemi di backup dei dati, blocchi di continuità elettrica, climatizzazione e controllo della temperatura, ecc.

Conclusioni

Insomma, come avrete capito, decidere di sottoscrivere un piano di hosting (o di acquistare soluzioni dedicate, ove necessarie) non è una scelta facoltativa, bensì obbligata. Rivolgersi a un hosting provider per soddisfare le esigenze di visibilità del proprio sito web, pertanto, è una scelta dettata da specifiche esigenze tecniche e da un obbiettivo vantaggio economico.

Nella prossima lezione della nostra guida vedremo come scegliere il giusto piano di hosting per il nostro sito web.

Scegliere il piano di hosting

Uno dei dilemmi più frequenti per molti webmaster "alle prime armi" consiste nel decidere a chi affidare il proprio sito web. La scelta del piano di hosting, infatti, è tutt’altro che facile e deve essere efftuata sulla base di un’effettiva cognizione di causa circa le proprie reali esigenze ed aspettative.

Diciamo fin da subito che destreggiarsi tra le varie proposte del mercato è tutt’altro che facile se non si hanno le giuste competenze, pertanto è bene informarsi prima di scegliere l’azienda cui rivolgersi.

In questa lezione della nostra guida ai servizi di Hosting cercheremo, pertanto, di fornire al lettrore alcuni spunti critici che gli consentano di fare le giuste valutazioni prima di passare all’acquisto.

Provider italiano o straniero?

Facendo una semplice ricerca su Google è possibile accorgersi della miriade di soluzioni di hosting offerte dal mercato. La prima differenza a saltare all’occhio consiste nella diversità dei prezzi tra gli operatori italiani e quelli stranieri.

Gli hosting provider stranieri (soprattutto USA) offrono servizi di hosting a prezzi davvero molto competitivi e più bassi di quelli proposti dal mercato italiano, tuttavia, è bene precisarlo, la qualità di molte aziende di casa nostra è superiore a quella di queste offerte low cost d’oltre oceano.

Un fattore determinante, inoltre, è la dislocazione dell’utenza: se abbiamo intenzione di rivolgerci ad un’utenza prevalentemente italiana, avere dei server in Italia garantirà dei tempi di risposta migliori a tutto guadagno della fluidità di navigazione (e della SEO).

Tra i tanti… quale hosting provider scegliere?

Difficile rispondere, anzi impossibile. La scelta è veramente soggettiva e dipende da una pluralità di considerazioni.

In linea di massima è consigliabile rivolgersi ad aziende esperte presenti sul mercato da diverso tempo (decisamente preferibili alle new entry del settore). Inoltre è sempre bene orientarsi verso aziende che facciano dell’hosting il loro reale core business: gestire una struttura di livello, infatti, richiede tempo e competenze che difficilmente possono essere raggiunte da realtà che offrono hosting "a tempo perso".

Una buona regola da seguire, inoltre, è chiedere ad un’azienda il portfolio dei clienti: se siti famosi e conosciuti sono ospitati da quel provider significa, probabilmente, che il livello di qualità generale è piuttosto buono.

Quali fattori valutare nella scelta del piano di hosting?

la scelta del piano di hosting dipende da una pluralità di fattori la cui gerarchia dipende, inevitabilmente, dalle esigenze di ciascuno. Vediamo di riepilogare, di seguito, i principlai elementi che giocano un ruolo importante nella fase di scelta:

  • Prezzo – Quanto puoi spendere per il tuo sito? Ovviamente, è regola di buon senso, che a prezzi inferiori corrisponda (quasi sempre) un’inferiore qualità.
  • Ambiente software – Hai bisogno di lavorare su un’ambiente Windows? oppure su Linux? Oppure ti è indifferente?
  • Tecnologie supportate – Quali linguaggi di scripting utilizzi? ASP, PHP, Phyton, ecc.? Ti serve poter utilizzare un DBMS come MySQL o SQL Server?
  • Spazio di archiviazione – Quanti Mb/Gb di spazio su disco servono al tuo sito?
  • Traffico – A seconda del traffico che pensi di poter sviluppare è importante valutare con cura l’ampiezza di banda e gli eventuali limiti di traffico in entrata. Ricordati che un sito lento o, peggio, bloccato potrebbe avere degli effetti devastanti sul tuo business.
  • Congestione del server – Quanti siti ospita il server sul quale verresti collocato? Qual’è la sua percentuale di utilizzo medio delle risorse? Queste sono domande che dovresti fare al tuo prossimo provider…
  • Assistenza – Che tipo di assistenza ti viene offerta? In che modo? Trouble ticket o telefonica? 7 giorni su 7? 24h su 24?
  • Uptime garantito – Qual’è l’uptime garantito? 95% oppure 99,9%? Ricordati che nell’arco di un anno un 1% di downtime corrisponde a quasi 4 giorni di blocco per il tuo sito…

Tutte queste variabili dovrebbero essere prese attentamente in considerazione soppesando, con la giusta dose di obiettività e concretezza, le effettive esigenze e finalità del nostro sito web.

Se per un sito amatoriale la scelta di un pacchetto low-cost può essere condivisibile, per utilizzi professionali no: scegliere sempre il primo prezzo potrebbe riverlasi un errore molto grave nella prospettiva di sviluppo del nostro business on-line.

Scegliere in base alla tecnologia del sito

La scelta del giusto piano hosting, ovviamente, non può prescindere dalle necessità tecnologiche del nostro sito. Con quale linguaggio è (o sarà) sviluppato? Quali tecnologie dovrà incorporare? Utilizzerà un CMS specifico?

Dare una risposta a tutte queste domande, infatti, è determinante per poter scegliere il giusto hosting. Prima di passare al’acquisto, quindi, meglio informarsi.

Se il sito è stato (o sarà) sviluppato da terzi, chiedete a loro! Il vostro webmaster di fiducia saprà certamente consigliarvi su quale hosting fa al caso vostro.

Hosting Windows o Linux?

Fino a qualche anno fa, la domanda fondamentale a cui rispondere prima di acquistare un hosting era: meglio Linux o Windows? Oggi la stragrande maggioranza dei piani hosting in circolazione è basata su Linux, tuttavia la questione resta ugualmente attuale.

Hosting: Windows o Linux?

Come detto poco sopra, l’ambiente software è uno dei fattori discriminanti durante la scelta di un piano di hosting, ma tale discriminanza deve essere basata su delle ben precise necessità, mi spiego meglio: se abiamo sviluppato un sito web in Classic ASP o ASP.Net la scelta dovrà certamente ricadere su una soluzione hosting Windows, viceversa se abbiamo optato per PHP saremo liberi di scegliere indistintamente tra le due alternative (PHP è supportato sia da Winodws che dai sistemi Linux).

Se siamo soliti lavorare con MySQL o PostgreSQL, probabilmente, saremo portati a scegliere un OS Linux, viceversa se intendiamo utilizzare SQL Server la scelta dovrà ricadere per forza su una piattaforma Windows.

Ancora, se siamo soliti lavorare con Apache (ad esempio perchè abbiamo la necessità di effetturae l’url rewriting con il file .htaccess) dovremo orientarci su soluzioni basate su Linux se invece preferiamo lavorare con IIS dovremo optare per Windows.

Fatte salve le osservazioni effettuate sin’ora, è impossibile esprimere una preferenza tra un sistema o l’altro in quanto entrambi risultano assolutamente adeguati ai compiti che si prefiggono di svolgere e la scelta tra le due alternative (hosting Linux o Windows) deve pertanto basarsi su osservazioni concrete circa la reale necessità di optare per uno piuttosto che per l’altro.

Se nel caso dell’hosting la scelta tra le due soluzioni è dettata solo da ragioni tecniche, nel caso si debba allestire un server dedicato la scelta tra i due OS sarà orientata anche da ragioni economiche: l’utilizzo di Windows richiede l’acquisto della relativa licenza, mente optando per soluzioni open-source non si dovrà pagare nulla…

Linguaggi server-side: alcune osservazioni

Se abbiamo realizzato il nostro sito in puro HTML non avremo necessità particolari, qualsiasi hosting sarà adatto a noi. Diversamente, se abbiamo sviluppato utilizzando un linguaggio di scripting come PHP o ASP, sarà necessario, come più volte detto, che il nostro hosting ne contempli il supporto.

In questa sede è opportuno ricordare al lettore la macro-distinzione tra linguaggi client side e server side. I primi sono dei linguaggi di scripting che vengono eseguiti dal client (il browser dell’utente scarica il codice sorgente della pagina web e lo esegue), mentre i secondi, che sono quelli che ci interessano in questa sede, dipendono dal server: il codice di uno script server-side deve essere eseguito dal server il quale provvederà a restituire al client l’output prodoto dall’elaborazione.

E’ evidente, quindi, che se intendiamo avvalerci di uno specifico linguaggio "lato server" dovremo assicurarci che l’hosting che andremo ad acquistare lo supporti adeguatamene.

Il principale linguaggio di scripting client-side è Javascript (il cui utilizzo prescinde totalmente dal tipo di hosting che abbiamo acquistato), mentre i linguaggi server-side sono molteplici e sono strettamente legati al server sul quale verranno caricate le nostre pagine web. I principali linguaggi lato server sono:

  • PHP
  • Classic ASP
  • ASP.Net
  • Perl
  • JSP
  • Phyton

Come detto, per i linguaggi Classic ASP e ASP.Net sarà necessario acquistare un hosting Windows, per PHP e Perl sarà possibile scegliere tra i due OS (verificando di volta in volta l’effettivo supporto del linguaggio), mentre per utilizzare gli altri linguaggi sarà preferibile orientarsi su soluzioni hosting basate su Linux.

In particolare è bene ricordarsi che per utilizzare JSP è necessario che il server disponga del web server Tomcat, mentre per utilizzare Phyton è necessario che su Apache sia installato il modulo mod_phyton.

E’ molto importante effettuare le opportune verifche prima di procedere all’acquisto del piano di hosting in quanto il rischio è di ritrovarsi ad aver speso dei soldi per una soluzione inadeguata alle nostre necessità.

Scgeliere l’hosting in base al CMS

Abbiamo appena detto che prima di scegliere l’hosting bisogna verificare con cura che questo offra il supporto alle tecnologie che si intende utilizzare. Solitamente, però, la scelta è più semplice di quanto si possa pensare: se avete già scelto di creare il vostro sito utilizzando uno dei tanti CMS open-source offerti dal mercato, la scelta più semplice consiste nell’orientarsi verso soluzioni ad hoc.

Se avete scelto di create un sito con WordPress, ad esempio, potreste orientarvi su hosting ottimizzati per WordPress: si tratta di pacchetti hosting creati all’interno di server web ottimizzati a "far girare" WordPress… spesso e volentieri, inoltre, il CMS è già pronto all’uso e non è necessario preoccuparsi di procedure di installazione e configurazione (che, per i meno esperti, potrebbero essere "bloccanti").

Stesso discorso se avete deciso di lanciare un negozio online: anche in questo caso, il mercato offre tante soluzioni di hosting e-commerce in cui il software di vendita è già pre-installato nel pacchetto acquistato!

In tutti questi casi, quindi, se avete già le idee chiare sul CMS da utilizzare, la scelta dell’hosting potrebbe rivelarsi più semplice del previsto.

Conclusioni

Identificare il giusto hosting provider ed il pacchetto hosting che fa per noi è una delle scelte più importanti tra quelle che precedono il lancio di un nuovo sito web.

In questa lezione ho cercato di illustrarvi, seppur sommariamente, alcuni aspetti da tenere in considerazione sottolineando più volte come il prezzo non dovrebbe mai essere considerato il solo ed unico fattore discriminante nella fase di scelta.

Assicuratevi che quello che andrete a comprare sia quello che vi serve, avendo bene in mente le finalità del vostro sito e gli aspetti tecnologici riguardanti eventuali script o CMS installati al suo interno.

Mettere on-line il sito web

Una volta acquistato il dominio e scelto il piano di hosting adeguato alle nostre necessità sarà possibile, finalmente, procedere alla messa on-line delle nostre pagine web, potremo cioè trasferire i file, che costituiscono il sito, dal nostro computer al server remoto.

Affinchè ciò sia possibile, ovviamente, è necessario aver già preparato il sito web ed averlo testato localmente. Come costruire da soli il nostro sito web, tuttavia, esula dallo scopo di questa guida pertanto si rimanda il lettore, ove interessato all’argomento, allo studio della Guida Webmaster Base e della Guida al linguaggio HTML pubblicate su questo sito.

Il protocollo FTP

All’inizio di questa guida abbiamo parlato del protocollo HTTP come uno degli elementi costituenti di Internet. Come già anticipato, tuttavia, HTTP non è l’unico protocollo ma ne esistono altri tra cui, soprattutto, il protocollo FTP il quale assolve un ruolo centrale nella fase di messa in linea di un sito web.

FTP è acronimo di File Transfer Protocol (letteralmente: protocollo per il trasferimento dei file) ed è un protocollo per il trasporto di dati in Rete. Diversamente da HTTP, FTP è utilizzato per gestire in modo ottimale ed efficente le operazioni di download ed upload di file.

Grazie al protocollo FTP, in pratica, è possibile eseguire le operazioni di trasferimento dei files che costituiscono un sito web da e verso il server remoto. Attraverso FTP, per fare un esempio, posso effettuare l’upload delle pagine web dal mio computer ad un server remoto e viceversa.

Queste operazioni (a meno che non si disponga di interfacce software ad hoc) non possono essere compiute mediante il protocollo HTTP, in quanto gli upload così come i download sarebbero limitati dalle caratteristiche intrinseche del protocollo stesso.

Facciamo un esempio supponendo di voler scaricare la pagina "mia-pagina.php" pubblicata all’interno del nostro sito web. Se "chiamiamo" questa pagina tramite il protocollo HTTP quello che otterremo sarà l’output generato dal server che ospita questa pagina web e non il file PHP vero e proprio! Per accedere al codice sorgente di quel file, quindi, dovremo utilizzare necessariamente un accesso FTP. Stesso dicasi per l’upload: se vogliamo inviare una nuova pagina, o sovrascrivere un file esistente, dovremo necessariamente accedere tramite FTP.

I client FTP

Quando si acquista un piano di hosting, quindi, l’hosting provider ci fornirà delle credenziali per l’accesso FTP allo spazio web acquistato in modo tale da poter effettuare le operazioni necessarie sulle pagine web e sugli altri file del sito web.

Tali operazioni vengono normalmente eseguite utilizzando degli appositi software (client FTP) che consentono di gestire in maniera ottimale il download e l’upload da e verso un server remoto, mediante il protocollo di trasferimento dei file.

I client FTP più utilizzati sono:

  • Filezilla (Per Linux e Windows, Open Source)
  • WS_FTP (per Windows, a pagamento)
  • SmartFTP (per Windows, a pagamento)
  • Cyberduck (per Mac OS X, Open Source)
  • Transmit (per Mac OS X, a pagamento)

Configurare il client FTP

La procedura di configurazione, ovviamente, è strettamente legata e cambia a seconda del software che si sceglie di utilizzare. In linea di massima, tuttavia, è possibile fornire delle indicazioni universalmente valide. Ogni client FTP, infatti, richiederà le seguenti informazioni:

  • Host – è necessario inserire l’indirizzo ftp del sito (molto spesso: ftp.nomesito.com) oppure l’IP del server
  • Username – Username dell’utente FTP
  • Password – Password dell’utente FTP
  • Porta – la porta del server "in ascolto" per l’accesso all’FTP; normalmente è la 21
  • Modalità – E’ necessario scegliere tra "attiva" e "passiva"; solitamente è attiva, in ogni caso è bene chiedere al provider;

Una volta inserite le giuste informazioni all’interno del client FTP, sarà possibile connettersi allo spazio web ed effettuare le operazioni di upload/download di file.

N.B. se utilizzate Filezilla, vi segnalo questo interessante articolo che spiega come configurare ed utilizzare questo client FTP.

Primo accesso FTP al nostro nuovo spazio web

La prima volta che accederemo al nostro spazio web potremmo trovarvi già alcune cartelle (come ad esempio cgi-bin o mdb-database): si tratta di cartelle "speciali" che sono destinate ad ospitare particolari tipologie di file come, ad esempio, script Perl o database di Access. Queste cartelle non devono essere rimosse. Se non vi servono, semplicemente, non utilizzatele.

Oltre a queste cartelle è anche possibile che nel nostro spazio web si trovino già dei file come, ad esempio, default.asp, index.html o index.php. Si tratta, in questo caso, di semplici "pagine di cortesia" (solitamente sono utilizzate per mostrare messaggi del tipo "questo dominio è stato appena registrato" o qualcosa del genere) che possiamo tranquillamente rimuovere e/o sostituire con la reale home-page del nostro sito web.

Effettuare l’upload dei file del nostro sito

Effettuato l’accesso via FTP non resta che trasferire i file dal nostro computer al server remoto. L’operazione dovrebbe essere estremamente semplice: è sufficiente selezionare, attraverso l’interfaccia del client FTP, i file e le cartelle che, dal nostro computer, si desidera inviare al server remoto e cliccare su "Trasferisci" o "Upload" (o qualche altro pulsante del genere).

Quasi tutti i client FTP supportano, inoltre, il trascinamento: è sufficiente, pertanto, selezionare file e cartelle per poi trascinarle col mouse verso la destinazione desiderata. Così facendo inizierà il trasferimento dei file.

Configurazioni avanzate per la personalizzazione dello spazio web e la gestione di database

Per i siti più semplici (realizzati cioè in puro HTML) l’accesso FTP è sufficiente per eseguire tutte le operazioni necessarie alla messa on-line del sito web. Per siti più complessi (come ad esempio quelli basati su CMS), l’accesso FTP è indispensabile ma non sufficiente ad effettuare tutte le operazioni necessarie affinché il sito sia online e funzionante.

Quando si acquista un hosting con il supporto di linguaggi di scripting e database, infatti, vengono fornite (oltre ai dati di accesso FTP) anche delle credenziali per l’accesso a pannelli di controllo (come cPanel o Plesk) attraverso i quali è possibile effettuare operazioni più complesse, come la personalizzazione dell’ambiente, l’installazione di script o la gestione di database.

Se vogliamo che il nostro sito dinamico (basato, cioè, su script o CMS) sia attivo e funzionante, quindi, non sarà sufficiente caricare i file via FTP, ma sarà altresì necessario configurare correttamente il database e/o altre caratteristiche dello spazio web (come ad esempio i permessi di scrittura su file e cartelle).

Verificare che sia tutto OK

Dopo aver caricato i file del sito tramite FTP (ed aver effettuato le eventuali configurazioni attraverso il pannello di controllo dello spazio web) sarà, ovviamente, necessario effettuare una verifica col browser al fine di accertarsi che tutto funzioni correttamente.

Non resta, quindi, che aprire il browser, digitare l’indirizzo del nostro dominio e vedere se tutto è al posto giusto…

Configurare la posta elettronica del dominio

Quando si acquista un dominio web si ha la possibilità, oltre che di mettere in linea il proprio sito web, di avere delle caselle di posta elettronica personalizzate.

Avere delle caselle email del tipo [email protected], infatti, è molto più professionale che utilizzare caselle di servizi pubblici come Libero, Yahoo o Gmail, inoltre non si hanno limitazioni sulla scelta dei nomi delle caselle: se mi chiamo Mario Rossi difficilmente riuscirò a registrare su un servizio pubblico una casella col mio nome… la casella [email protected], molto probabilmente, è già occupata! Viceversa non avrò nessun problema nel creare una casella [email protected]!

Tutti i piani di hosting forniscono, infatti, la possibilità di creare caselle email sul dominio registrato con alcuni limiti circa il numero di caselle che è possibile creare e lo spazio di archiviazione di ciascuna casella.

La creazione delle caselle email, normalmente, è effettuata mediante un pannello di controllo ad hoc, in caso contrario (ma si tratta di ipotesi davvero remota) è necessario conttattare il provider richiedendo (ad esempio mediante un trouble ticket) la creazione delle caselle desiderate.

Una volta create le caselle abbinate al nostro dominio, queste potranno subito essere utilizzate configurandole sul proprio client di posta (come ad esempio Microsoft Outlook o Apple Mail) oppure attraverso l’apposita web-mail resa disponibile dal vostro hosting provider.

Caselle di posta personalizzate: aspetti da considerare in fase di scelta dell’hosting provider

Quando si sceglie il piano hosting non bisogna dimenticare di verificare con attenzione gli aspetti legati alla posta elettronica. Di seguito gli aspetti principali che vi invito a non trascurare:

  • Quante caselle personalizzate è possibile creare? – Il numero di caselle necessarie dipende dalle vostre specifiche esigenze. Se lavorate da soli una sola casella potrebbe essere sufficiente, se siete parte di un gruppo di persone, invece, assicuratevi che il piano hosting che state per acquistare vi offra la possibilità di avere un numero di caselle sufficienti associate al vostro dominio. Solitamente, i piani hosting low-cost non offrono più di 3 caselle di posta, mentre l’offerta per piani hosting di qualità media non supera le 5 caselle.
  • Qual’è la capienza di ciascuna casella? – Un altro aspetto molto importante riguarda lo spazio disponibile per ciascuna casella associata al nostro dominio. Se lo spazio è ridotto, infatti, potreste avere dei problemi con la ricezione delle email: se la casella di posta è piena, infatti, non è più in grado di ricevere posta! Il mio consiglio, quindi, è di pretendere caselle di posta con almeno 1Gb di spazio.
  • Ci sono dei limiti all’invio di email? – Ebbene sì. Alcuni provider pongono dei limiti al numero massimo di messaggi che è possibile inviare quotidianamente attraverso SMTP (è una scelta finalizzata a contenere eventuali problemi di spam). Se siete abituati ad inviare molti messaggi di posta, quindi, verificate con attenzione che non ci siano limiti di questo tipo.
  • E’ disponibile una web-mail? – Al giorno d’oggi quasi tutti i provider ne forniscono una, tuttavia è bene verificare. Avere una web-mail, infatti, può rivelarsi molto comodo in determinate situazioni in cui, ad esempio, non si ha sottomano il proprio computer e si ha ugualmente la necessità di accedere alla casella di posta del proprio dominio.
  • E’ supportato IMAP o solo POP? – Se siete abituati a configurare la posta elettronica su una molteplicità di devices (computer, tablet, smartphone) assicuratevi che il vostro hosting provider fornisca accesso alle caselle col protocollo IMAP.
  • Sono presenti sistemi Antivirus e Antispam? – Molti hosting provider forniscono sistemi di protezione anti-virus e anti-spam al fine di offrire un primo livello di filtro e di protezione verso le minacce veicolate per il tramite della posta elettronica.

Configurare il client di posta

Anche in questo caso, come per l’FTP, la configurazione è strettamente legata al software che si utilizza per la consultazione della posta elettronica. In linea di massima, tuttavia, possiamo fornire alcune indicazioni universalmente valide:

  • Per prima cosa cercate, all’interno del vostro client di posta, la funzione per l’aggiunta di un nuovo account di posta elettronica
  • Inserite quindi le informazioni richieste:
    • Indirizzo e-mail (l’indirizzo della vostra nuova casella, ad esempio [email protected])
    • password di accesso (l’avete scelta voi in fase di creazione della casella, se eseguita autonomamente tramite un pannello di controllo, oppure vi è stata assegnata dal vostro hosting provider)
    • Posta in entrata:
      • Protocollo (la scelta è tra POP3 e IMAP: il primo scarica la posta dal server in locale, il secondo la mantiene sul server pur visualizzandola in locale; non è detto che il vostro hosting provider supporti entrambi i protocolli, quindi meglio chiedere)
      • Server della posta in arrivo (viene comunicato dal provider di solito è qualcosa del tipo posta.nomedominio.com, mail.nomedominio.com, pop3.nomedominio.com, ecc.)
    • Posta in uscita:
      • Server SMTP (inserire il server SMTP fornito dall’hosting provider o, in alternativa, quello comunicato dal vostro fornitore di connettività alla Rete, ma la prima eventualità è decisamente preferibile per questioni legate alla deliverability dei messaggi di posta)
      • Username e Password per l’accesso al server SMTP (non è sempre necessario se utilizzate l’SMTP del vostro provider telefonico di connessione)
  • Confermate la creazione della nuova casella
  • Provate ad inviarvi un messaggio per vedere che tutto funzioni correttamente

Se tutto funziona correttamente potete già utilizzare la vostra nuova casella email personalizzata pubblicando il vostro indirizzo email sul sito oppure stampandolo sui vostri biglietti da visita! L’impatto sarà sicuramente più professionale rispetto all’utilizzo delle caselle non personalizzate.

Ricordatevi, ovviamente, che il destino della vostra nuova casella di posta è indissolubilmente legato a quello del vostro dominio… lasciando inavvertitamente scadere il dominio, infatti, rischierete non solo di perdere il vostro sito, ma anche le vostre preziosissime caselle di posta elettronica!

Scegliere tra hosting condiviso e dedicato, server dedicato e virtuale

Quando parliamo di hosting in senso ampio facciamo, in realtà, riferimento ad una pluralità di servizi accomunati dal fatto di offrire "ospitalità" ad un sito web.

Questi servizi sono:

  • Hosting in senso stretto (anche detto hosting condiviso o shared hosting)
  • Hosting dedicato
  • Server dedicato (anche detto Housing)
  • Server virtale

Vediamo di riassumere di seguito le caratteristiche principali di questi servizi.

Hosting condiviso

All’interno di una stessa macchina sono hostati diversi siti web. Ne consegue che le risorse della macchina (capacità di calcolo, memoria, ecc.) sono condivise da una molteplicità di siti con alcuni "rischi" sia in termini di sicurezza che di disponibilità.

Da un punto di vista della sicurezza il rischio consiste nella possibilità che il difetto di programmazione di un sito comporti dei blocchi, o peggio, dei rischi di violazione o compromissione dei dati anche per gli altri siti hostati sulla macchina.

Da un punto di vista di disponibilità delle risorse è evidente come, la condivisione delle stesse, possa comportare un loro deterioramento o, peggio, ad un esaurimento a causa di un forte picco di traffico relativo ad un unico sito web: in altre pariole, se uno dei siti ospitati sul server sviluppa troppo traffico potrebbe finire col saturare la capacità di risposta del server (a scapito degli altri siti web ospitati).

All’interno di un servizio di shared hosting di qualità le risorse della macchina devono essere sempre molto abbondanti e sovradimensionate rispetto al carico di lavoro medio, appunto al fine di poter far fronte a picchi di traffico inaspettati. Allo stesso modo il servizio deve essere adeguatamente configurato al fine di prevenire (nel limite del possibile) che eventi dannosi a carico di un singolo sito web si ripercuotano sull’intero sistema.

E’ assolutamente evidente come la congestione della macchina sia assolutamente rilevante: a determinare il livello di congestione, è bene precisarlo, non è soltanto il numero di siti hostati ma anche (e soprattutto) la loro capacità media di consumo delle risorse del sistema. In poche parole: potrebbe essere preferibile esere hostati su un server che ospita trecento siti di piccole dimensioni, piuttosto che su una macchina che ne ospita venti ma di medie dimensioni e con frequenti picchi di traffico.

Hosting dedicato (Full Managed Server)

Con l’hosting dedicato un provider mette a disposizione del cliente un intero server. Il server in questione è di proprietà del provider il quale si occuperà, pertanto, della sua manutenzione e del suo corretto setup.

Con l’hosting dedicato si ha il vantaggio di non condividere le risorse con nessuno, unitamente al fatto di delegare interamente la gestione della macchina al provider.

Questa soluzione è una scelta consigliata a chi ha l’esigenza di mantenere elevate performances ed allo stesso tempo non ha le competenze (o l’interesse) per gestire in prima persona il server.

E’ bene sottolineare che soluzioni di questo tipo, solitamente, sono molto costose (diverse centinaia di euro mensili).

Server dedicato

Come nell’hosting dedicato, anche in questo caso si ha il vantaggio di non condividere le risorse con nessuno, ma il server non è gestito dal provider. Nell’housing "puro", infatti, il setup e la manutenzione sistemistica della macchina sono a carico del cliente.

Nell’housing il server può essere di proprietà del provider (in questo caso la macchina viene "affittata") oppure di proprietà del cliente (in questo caso si parla anche di colocation).

Per maggiori informazioni vi invito a leggere con attenzione questo articolo in cui vengono sviscerate tutte le caratteristiche e le problematiche inerenti alla scelta ed all’acquisto di un server dedicato.

Server virtuale (VPS)

Attraverso le soluzioni di virtualizzazione un medesimo ambiente fisico può essere virtualmente suddiviso in sotto-ambienti tra loro completamente autonomi ed indipendenti.

La soluzione di virtualizzazione, di fatto, è un compromesso tra l’hosting condiviso ed il server dedicato. L’ambiente fisico è condiviso ma ogni "sotto-sistema" è completamente indipendente dagli altri: ogni server virtuale, infatti, può essere configurato secondo le proprie preferenze e necessità ed è dotato di risorse hardware dedicate (acquistando un server virtuale, infatti, si ottiene l’assegnazione esclusiva di alcune risorse del sistema che non potranno essere utilizzate dagli altri).

Il vantaggio della virtualizzazione, ovviamente, è quello di avere dei costi più ridotti rispetto al server dedicato pur mantenendo buoni livelli di autonomia, performances e sicurezza.

Solitamente, come nel caso del server dedicato, la gestione del sistema è a carico del cliente il quale dovrà occuparsi della configurazione, della manutenzione e dell’aggiornamento sistemistico del proprio ambiente virtuale.

Per maggiori informazioni sulla scelta dell giusto server virtuale, rimando il lettore a questo articolo interamente dedicato alle VPS.

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Massimiliano Bossi
Massimiliano Bossi
Stregato dalla rete sin dai tempi delle BBS e dei modem a 2.400 baud, ho avuto la fortuna di poter trasformare la mia passione in un lavoro (nonostante una Laurea in Giurisprudenza). Adoro scrivere codice e mi occupo quotidianamente di comunicazione, design e nuovi media digitali. Orgogliosamente "nerd" sono il fondatore di MRW.it (per il quale ho scritto centinaia di articoli) e di una nota Web-Agency (dove seguo in prima persona progetti digitali per numerosi clienti sia in Italia che all'estero).

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