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Clickbait: cos’è e come funziona

Il clickbait è una metodologia “acchiappa click” mirata alla massimizzazione delle visualizzazioni di un contenuto. In buona parte dei casi, si tratta di una tecnica finalizzata ad incrementare quanto più possibile i guadagni derivanti dall’advertising, indipendentemente dalla qualità dei contenuti proposti e dalla strategia utilizzata per veicolarvi traffico.

Il Ruolo dell’Engagement nel Clickbait

L’efficacia del clickbait dipende dalla capacità di creare coinvolgimento, o se preferite “engagement“. Nei social media, l’engagement facilita la condivisione di un contenuto che, una volta raggiunta una certa notorietà, potrebbe diventare virale; una volta colto questo traguardo, saranno gli stessi utenti a diffondere la risorsa per la quale si desidera la maggiore circolazione possibile.

Tipi di Clickbait

Tuttavia, non tutti i contenuti virali sono prodotti dal clickbait, termine che ha ormai assunto un significato peggiorativo a causa del suo utilizzo crescente per la promozione di risorse di scarsa qualità. Analizzando le casistiche più frequenti, è possibile isolare tre tipologie di clickbait:

  • Il clickbait basato sui titoli;
  • Quello incentrato sulle descrizioni;
  • Quello che si appoggia alle immagini.

L’Importanza dei Titoli e delle Immagini

Le anteprime sui social media utilizzano i titoli anche come link ai contenuti; per questo motivo, il loro livello di engagement deve essere particolarmente alto. Le descrizioni hanno in genere un livello di engagement più basso poiché sono meno sintetiche e meno evidenziate, ma possono incrementare il coinvolgimento proponendo un argomento o un quesito correlato al titolo.

Le immagini, così come i video, hanno un engagement elevato e vengono facilmente condivise; più difficile è trasformare la loro efficacia in conversioni perché spesso sono interpretate come contenuti autoconclusivi e non sempre determinano un buon numero di accessi alle landing page.

Varianti Comuni del Clickbait

Abbiamo quindi alcune varianti ricorrenti:

  1. La bufala: utilizzata soprattutto da piattaforme che pubblicano contenuti provenienti da fonti non verificate o inventate; si dimostra particolarmente efficace quando fa leva su sentimenti e stati d’animo condivisi intorno a fenomeni di attualità.
  2. L’alterazione della realtà: utilizzata non di rado dalle testate giornalistiche online e dalle agenzie di stampa, spesso il titolo utilizzato non trova riscontro (parzialmente o completamente) con il contenuto linkato.
  3. La creazione dell’attesa: si propone un contenuto rivelandone soltanto l’anteprima, l’accesso dovrebbe essere ripagato da una reazione emotiva o dalla lettura di una notizia inedita.
  4. La chiamata alle armi: si tratta in buona parte di casi di un invito alla condivisione; più la tematica è condivisa, e meno accorto o informato è il pubblico di riferimento, maggiore sarà l’engagement.
  5. La provocazione: l’audience viene coinvolta provocando una reazione emotiva di contrasto a quanto proposto dal contenuto, sfruttando le contrapposizioni esistenti all’interno dei social media intorno ad argomenti specifici.

Riconoscere il Clickbait

Il clickbait può quindi far leva sulla scarsa informazione del pubblico riguardo a determinate tematiche, sulla loro convinzione di averle approfondite a sufficienza o sul desiderio di confermare una convinzione preesistente. È fondamentale riconoscere queste tecniche per difendersi dall’informazione fuorviante.

Approfondimenti e Riflessioni

Per approfondire l’argomento vi consiglio la lettura di questo interessante articolo pubblicato qualche tempo fa da Ben Guarino, che offre alcuni esempi intriganti riguardanti le modalità con le quali si diffonde il clickbait.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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