Negli ultimi anni, il fenomeno della vendita di oggetti usati su piattaforme online come eBay, Vinted, Subito e Wallapop è cresciuto in modo esponenziale. Molte persone vedono in queste piattaforme un modo semplice e rapido per liberarsi di oggetti che non utilizzano più e, allo stesso tempo, racimolare qualche soldo extra.
La crescita del second hand negli ultimi anni è stata esponenziale. Il mercato ha visto un moltiplicarsi di piattaforme per questo tipo di transazioni: negli ultimi 12 mesi più della metà degli italiani (56%) ha dichiarato di aver acquistato articoli di seconda mano. A trainare il fenomeno dell’usato c’è sicuramente una motivazione economica diffusa (voglia di risparmiare da parte degli acquirenti, desiderio o necessità di monetizzare da parte dei venditori) ma anche una crescente sensibilità verso i temi dell’ambiente e della sostenibilità.
Se le piattaforme delle vendite tra privati piacciono sempre di più, c’è un aspetto che ancora viene trascurato da molti dei loro utilizzatori e riguarda la tassazione delle vendite online. La stragrande maggioranza delle persone, infatti, pensa che, per qualche motivo, queste piattaforme consentano di effettuare vendite esentasse… ma ovviamente non è affatto così.
In questo articolo esamineremo in dettaglio quando è necessario pagare le tasse sulle vendite di oggetti usati e quali sono le regole fiscali per i venditori, anche alla luce della normativa Dac7 entrata in vigore nel 2023 e volta a contrastare l’evasione fiscale nel commercio elettronico.
Indice
- Piattaforme online per la compravendita tra privati: quali sono e come funzionano
- Vendite di beni tra privati: quando sono esenti da tasse (e quando no)
- Quando un venditore non è considerato occasionale
- Venditori abituali e obbligo di Partita IVA
- Normativa Italiana ed Europea: la direttiva Dac7
- Tenere traccia delle vendite e dei ricavi ottenuti
- Conclusioni
Piattaforme online per la compravendita tra privati: quali sono e come funzionano
Le compravendite online tra privati hanno vissuto una vera e propria rivoluzione negli ultimi anni. Piattaforme come eBay, Vinted, Subito e Wallapop hanno reso estremamente facile vendere e comprare oggetti di seconda mano. Dalla moda all’elettronica, dai mobili agli oggetti da collezione, le categorie di articoli venduti sono le più varie e abbracciano tutte le fasce di età e di interessi.
Mettere in vendita un oggetto è estremamente semplice: si apre un account e si crea un’inserzione. nella maggior parte dei casi la creazione dell’inserzione standard è gratuita (la piattaforma solitamente pretende una percentuale in caso di vendita). Nessun rischio quindi: se non vendi l’oggetto non paghi nulla. Perché non provare, quindi?
Peccato che le cose non siano così semplici come possono sembrare. Una domanda che in molti si dimenticano di porsi riguarda la rilevanza fiscale delle eventuali vendite effettuate sul web o tramite app. Purtroppo non si tratta di un problema di poco conto perché, se non si sta attenti, si rischiano multe anche salate!
Cerchiamo quindi di fare chiarezza e di capire chi è tenuto a dichiarare i guadagni maturati dalle vendite online e chi invece no.
Vendite di beni tra privati: quando sono esenti da tasse (e quando no)
In primo luogo, è importante chiarire che quando le piattaforme di vendita online vengono utilizzate da imprese commerciali, come canali alternativi, i proventi derivanti da tali vendite sono soggetti a tassazione al pari di quelle concluse in negozio o attraverso siti e-commerce proprietari. Non c’è dubbio, quindi, che le imprese siano tenute a pagare le imposte sui proventi ottenuti tramite eBay, Vinted e altre app simili.
La questione diventa più complessa quando si tratta delle vendite online effettuate da privati: non basta il fatto di non essere commercianti, infatti, per essere automaticamente esentati dall’obbligo di dichiarare i guadagni.
La buona notizia è che, se si vendono occasionalmente oggetti di proprietà personale che non vengono più utilizzati, come vestiti, elettronica o mobili, non si è tenuti a pagare alcuna tassa.
Il requisito fondamentale è che la vendita non rientri in un’attività commerciale vera e propria ma abbia la natura dell’occasionalità.
La normativa italiana ed europea prevede che le vendite di beni personali di natura occasionale e non finalizzate a un’attività commerciale non siano soggette a tassazione. Questo significa che, se vendi una volta ogni tanto qualche oggetto che non utilizzi più, non devi preoccuparti di dichiarare questi guadagni al fisco.
Questo include, ad esempio, la vendita di vestiti usati su Vinted o di vecchi mobili su Subito. La chiave sta nel fatto che queste vendite devono essere saltuarie e riguardare beni di proprietà personale.
Il discorso è diverso, quindi, se compri un oggetto appositamente per poi rivenderlo online come, ad esempio, fanno alcuni hobbisti e collezionisti. Se ad esempio compri un quadro ad un mercatino per poi rivenderlo online ad un prezzo maggiorato, infatti, questa attività, seppur occasionale, è considerata fiscalmente rilevante tant’è che si parla di attività commerciale occasionale.
In questo caso l’attività, seppur occasionale, è contraddistinta da una natura speculativa e, secondo la giurisprudenza prevalente, eventuali introiti vanno dichiarati come redditi diversi, ex art. 67, c. 1, lett. i) del D.P.R. 22.12.1986, n. 917.
Sulla base di quello che abbiamo detto sino a qui è possibile identificare 2 fattispecie:
- Vendite episodiche di beni personali: non configurano attività commerciale, e quindi non sono tassabili;
- Vendite occasionali di oggetti online con finalità speculativa: sono identificabili come attività commerciale occasionale e, pertanto, i proventi di queste vendite sono tassabili ai fini IRPEF;
Oltre a queste esiste una terza ipotesi che si configura quando le vendite perdono il carattere dell’occasionalità e sono tali da configurare un‘attività commerciale abituale. In questo caso i proventi non solo sono tassabili ai fini IRPEF ma anche rilevanti ai fini IVA.
Quando un venditore non è considerato occasionale
La distinzione tra venditore occasionale e venditore abituale è cruciale. Se l’attività diventa frequente tale da essere qualificabile come abituale, come anticipato poco sopra, si entra in un ambito fiscale più complesso.
Il requisito dell’occasionalità viene spesso identificato nel non superamento dei 5.000 Euro di reddito annuo. Questo importo, tuttavia, è importante solo ai fini previdenziali (in quanto sopra questa soglia è necessario iscriversi all’INPS) ma non sembra essere determinante nell’identificazione o meno di un’attività come occasionale o meno.
I criteri che vengono considerati, infatti, sono altri e riguardano la frequenza, le modalità e le finalità perseguite dal venditore.
Venditori abituali e obbligo di Partita IVA
Se l’attività di vendita online perde il requisito dell’occasionalità il venditore non solo dovrà pagare le tasse sui proventi delle transazioni ma sarà anche tenuto all’apertura di una partita IVA. Come detto sopra, infatti, le attività commerciali abituali sono rilevanti ai fini dell’imposta sul valore aggiunto.
Quando le vendite non sono più classificabili come occasionali ma configurano un’attività continuativa e organizzata, la legge italiana richiede che il venditore apra una partita IVA… e questo vale anche per i privati che vendono abitualmente oggetti usati su piattaforme online come Ebay o Vinted!
L’apertura della partita IVA comporta una serie di obblighi, come la tenuta della contabilità e la dichiarazione dei redditi. Inoltre, il venditore abituale dovrà versare l’IVA e altri contributi previsti dalla legge. Se si rientra in questa casistica è quindi importante rivolgersi a un commercialista per avere tutte le informazioni necessarie su come gestire la propria attività nel rispetto delle normative fiscali.
Normativa Italiana ed Europea: la direttiva Dac7
A partire dal 2023, l’Italia ha recepito la direttiva europea Dac7 del 2021, che impone obblighi di comunicazione per le piattaforme online che facilitano la vendita di beni e servizi. Questo cambiamento normativo mira a contrastare l’evasione fiscale nel settore del commercio elettronico e ha un impatto significativo sui venditori che utilizzano piattaforme online per vendere beni o servizi.
Secondo tale normativa, le piattaforme online devono comunicare annualmente all’Agenzia delle Entrate i dati relativi alle vendite effettuate dai loro utenti quando queste superano determinate soglie previste dalla legge.
Se durante l’anno solare un venditore effettua più di 30 transazioni o guadagna più di 2.000 euro, la piattaforma è obbligata a comunicarne i dati all’Agenzia delle Entrate affinché possa effettuare gli opportuni controlli.
Questo obbligo si applica non solo a eBay, Vinted e Wallapop, ma anche a tutte le piattaforme che facilitano la vendita di beni o servizi, come Amazon, Etsy e Airbnb. Le informazioni trasmesse includono i dati personali del venditore, il numero di vendite effettuate e l’importo dei guadagni.
Le piattaforme hanno l’obbligo di trasmettere i dati delle vendite entro il 31 dicembre di ogni anno. Questi dati saranno utilizzati dall’Agenzia delle Entrate per determinare se le vendite configurano un’attività commerciale e se sono fiscalmente rilevanti. L’autorità dovrà altresì valutare se il venditore può essere considerato occasionale o se, viceversa, è tenuto all’apertura di una partita IVA.
Tenere traccia delle vendite e dei ricavi ottenuti
Se vuoi evitare di incorrere in situazioni spiacevoli, quindi, è importante tenere traccia del numero di transazioni effettuate e dei ricavi ottenuti.
Se durante l’anno vendi meno di 30 oggetti o guadagni meno di 2.000 euro puoi stare tranquillo.
Quando si superano le soglie indicate, viceversa, la piattaforma segnalerà all’Agenzia delle Entrate tutti i dati collegati al tuo account (tra cui nome e cognome, indirizzo, codice fiscale e dati del conto corrente) e l’elenco delle transazioni registrate durante l’anno solare. Questi dati potranno quindi essere utilizzati dalle autorità competenti per verificare se le vendite sono considerate fiscalmente rilevanti e se possono configurare un’attività commerciale che richiede l’apertura di una partita IVA.
Conclusioni
Vendere oggetti usati online può sembrare un modo semplice per fare qualche soldo extra, ma è importante conoscere le normative fiscali che regolano questa attività. Se vendi occasionalmente qualche semplice oggetto personale su piattaforme come eBay, Vinted, Subito o Wallapop, non devi preoccuparti delle tasse. Tuttavia, se le vendite sono frutto di un’attività speculativa, diventano più frequenti e i guadagni superano le soglie previste dalla legge, potresti essere costretto a indicare i tuoi guadagni nella dichiarazione dei redditi e, se la tua attività viene considerata di natura non occasionale, essere costretto ad aprire una Partita IVA.
È fondamentale, pertanto, tenere traccia delle vendite e considerare con attenzione le soglie previste dalla legge con la consapevolezza che, a partire dall’introduzione della direttiva europea Dac7, le autorità fiscali hanno a disposizione nuovi strumenti per monitorare le vendite tra privati e contrastare l’evasione fiscale nel commercio elettronico.