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192.168.1.1: come accedere alla pagina del router

Prima di affrontare l’argomento di questo articolo – cos’è l’indirizzo 192.168.1.1 (erroneamente spesso digitato come 192.168.I.I) – effettuiamo, a titolo di esempio, un test iniziale avviando il prompt dei comandi di Windows e dalla posizione corrente (ad esempio l’unità disco “C:”) lanciamo il comando:

tracert 192.168.1.1

L’output di tale istruzione dovrebbe essere simile a quella proposta dall’immagine seguente:

tracert 192.168.1.1

La stessa procedura può essere effettuata dal Terminale di macOS o dalla shell delle distribuzioni Linux utilizzando il comando chiamato traceroute. Su Ubuntu o derivate la sintassi prevista è per esempio la seguente:

$ sudo traceroute -I 192.168.1.1

A cui dovrebbe seguire un output sul modello di quello mostrato di seguito:

traceroute -I 192.168.1.1

Tracert e Traceroute sono due applicazioni per il tracerouting, permettono infatti di tracciare la rotta dei pacchetti di dati trasmessi dal terminale mittente fino a quello di destinazione, le informazioni così ricavate sono per esempio quelle relative ai tempi di risposta dei router coinvolti e degli indirizzi IP ad essi associati.

Quando si lancia un’istruzione per il tracerouting il primo router coinvolto è quello di default, in sostanza il dispositivo che fornisce accesso di rete al terminale dal quale viene inviata la richiesta. Tale dispositivo è tradizionalmente associato all’indirizzo IP 192.198.1.1 che appartiene alla categoria o classe dei cosiddetti IP privati. Scopriamo perché.

Cosa sono gli indirizzi IP Privati

Quando si digita un indirizzo Web nella barra degli URL di un browser, esso viene comunicato ad un sistema deputato alla risoluzione dei DNS (Domain Name System) detto anche DNS Resolver. Quest’ultimo ha in pratica il compito di convertire un Uniform Resource Locator, classicamente formato da un richiamo al protocollo utilizzato (ad esempio “https://”), da un hostname (come “www.”) e da un nome a dominio con relativa estensione, nell’IP ad esso associato che rappresenta il "vero indirizzo" presso cui è possibile reperire la risorsa desiderata.

Perché un nome a dominio sia accessibile tramite risoluzione del suo indirizzo IP è però necessario attendere un periodo di tempo variabile che prende il nome di propagazione dei DNS, nel corso della quale divengono effettivi gli aggiornamenti a carico dei record DNS del nome a dominio stesso.

I record DNS hanno il compito di mettere a disposizione dei server le informazioni utili a stabilire l’associazione di un indirizzo IP ad uno specifico nome di domino e prevedono un meccanismo di cache finalizzato alla massimizzazione delle performance. I valori (TTL, Time To Live) contenuti in cache, continuano a rimanere validi e ad essere utilizzati dai server per la risoluzione dei DNS anche in caso di modifiche, fino a propagazione esaurita.

Gli indirizzi IP che partecipano alla propagazione dei DNS sono pubblici, mentre quelli che non vengono propagati su Internet sono definiti come privati e sono generalmente impiegati nei network locali perché hanno la caratteristica di essere riutilizzabili in quanto non generano conflitti di rete. A ciò si aggiunga che essendo esclusi dal meccanismo di propagazione non verranno mai assegnati a nomi a dominio specifici e saranno quindi sempre liberamente utilizzabili.

Come sottolineato in precedenza, anche 192.198.1.1 è un indirizzo IP privato, nello specifico si parla però di un indirizzo privato di classe C. Analizziamo quindi questa ulteriore distinzione.

Le classi degli indirizzi IP Privati

Gli indirizzi IP privati vengono suddivisi in 3 classi, “A”, “B” e “C”, che sono state introdotte a livello formale per la suddivisione degli spazzi di indirizzamento. Prima di procedere con la loro descrizione è bene però tenere presente che in tutti i casi si tratta di sequenze che fanno riferimento allo standard IPv4. Detto ciò:

  1. appartengono alla classe A (più estesamente “Singola classe A” o “1 classe A) più di 16 milioni e 700 mila indirizzi IP contenuti nel range compreso tra 10.0.0.0 e 10.255.255.255.
  2. Gli indirizzi IP compresi tra 172.16.0.0 al 172.31.255.255 rientrano invece nella classe B (o “16 classi B contigue”) e sono nel complesso poco più di un milione.
  3. Appartengono infine alla classe C (“256 classi C contigue”) oltre 65 mila indirizzi IP presenti nell’intervallo tra 192.168.0.0 e 192.168.255.255. Tra di essi troviamo anche 192.198.1.1.

192.198.1.1: cos’è e a cosa serve

Abbiamo anticipato che 192.198.1.1 è un indirizzo basato sullo standard IPv4 che prevede delle sequenze (o blocchi) formate da 4 numeri espressi in notazione decimale separati da un punto e compresi ciascuno nell’intervallo tra 0 e 255.

Nel caso specifico di 192.198.1.1 le prime 2 sequenze (“192.198”) fungono da identificatori per la rete, ad esempio la LAN (Local Area Network) di un ufficio, mentre le ultime 2 (“1.1”) sono associate all’host e di conseguenza al router che opera all’interno di tale rete.

Senza dover fare necessariamente riferimento ad infrastrutture particolarmente articolate come quelle di un’azienda, è possibile descrivere il ruolo di 192.198.1.1 proponendo l’esempio di un’abitazione in cui sono presenti diversi device connessi ad Internet, e tra di loro, attraverso una rete Wi-Fi. PC, smartphone, smart TV, dispositivi per la domotica come i termostati intelligenti e gli smart speaker sfrutteranno tutti questo indirizzo per soddisfare le loro richieste, che si tratti di accedere ad un’applicazione per la messaggistica istantanea, di climatizzare un ambiente, di richiedere la riproduzione di un brano musicale o di un video o di ascoltare una ricetta così come le previsioni del tempo.

In tale contesto il router raccoglierà tutte le richieste dei dispositivi che fanno parte di una rete è provvederà ad instradarle per poi veicolare le risposte verso i device dai quali sono state formulate.

192.198.1.1 è in sostanza il gateway che permette ad un router di effettuare le comunicazioni all’interno di un network trasmettendo dei package di dati.

Accedere alla pagina del router

Sulla base di quanto detto in precedenza, non stupisce quindi che nella maggior parte delle configurazioni sarà sufficiente digitare l’indirizzo IP 192.198.1.1 sulla barra degli indirizzi di un browser per accedere alla pagina di configurazione del proprio router. In alternativa potrebbe essere stato scelto l’indirizzo 192.198.0.1 ma il risultato in termini di output dovrebbe essere il medesimo.

Ovviamente la schermata che ci troveremo di fronte cambia a seconda della marca e modelle del router utilizzato.

Esempio schermata accesso router

Per questioni legate alla sicurezza l’accesso alle opzioni di configurazione del router è generalmente condizionato ad una procedura di autenticazione durante la quale vengono richieste una username e una password. I fornitori di tali dispositivi mettono a disposizione un nome utente di default (di solito “admin”) e una password iniziale (spesso preconfigurata come vuota), ma il consiglio è non soltanto quello di modificare quest’ultima dopo il primo login, ma anche di aggiornarla periodicamente in modo da limitare quanto più possibile il rischio di accessi indesiderati dall’esterno.

Ai fini del discorso fatto in precedenza sugli indirizzi IP privati di classe C può essere interessante dare uno sguardo alla sezione dell’interfaccia utente dedicata ai dispositivi connessi alla propria rete, anche per verificare che tra questi non vi siano device che hanno avuto accesso ad essa abusivamente:

Esempio opzioni router

Si noti infatti come tutti i dispositivi connessi sono associati ad indirizzi IP compresi nell’intervallo tra 192.168.0.0 e 192.168.255.255, L’IP del PC è ad esempio “192.198.1.7”, quello della smart TV è “192.198.1.9” mentre quello di uno dei 2 smartphone Android è “192.198.1.11”. Essi vengono assegnati a tali device tenendo conto dei soli valori consentiti per la classe C in quanto sicuramente disponibili per l’assegnazione.

Configurazione router TIM

Se siete clienti TIM ed utilizzate il loro router, dopo aver digitato l’indirizzo 192.168.1.1 (attenzione NON 192.168.I.I, le ultime due non sono "I" ma degli "1") vedrete una schermata simile a questa:

Dopo aver effettuato l’accesso vi ritroverete in una schermata come la seguente:

Configurazione router Fastweb

Se siete clienti Fastweb digitando 192.168.1.1 avrete accesso ad una schermata come questa dove vi verrà richiesto, se è la prima volta che accedete alla pagina di configurazione del modem, di scegliere una nuova password:

Configurazione router Vodafone

I clienti Vodafone visualizzeranno una maschera d’accesso simile alla seguente:

E dopo il login un’interfaccia come la seguente:

Configurazione router Linkem

Digitando 192.168.1.1 da una rete governata da un router di Linkem visualizzeremo nella finestra del browser una finestra d’accesso come la seguente:

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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