Prima di abbandonare definitivamente la Casa Bianca dopo le drammatiche vicende di Capital Hill, l’amministrazione Trump avrebbe deciso di allungare la lista dei produttori cinesi considerati pericolosi per la sicurezza nazionale degli USA. La blacklist è stata così arricchita con il nome di Xiaomi, società che seguirebbe però solo in parte lo stesso destino di Huawei.
Esattamente come nel caso dei dispositivi di quest’ultima anche per i device già commercializzati da Xiaomi non vi sarà alcun cambiamento in quanto sono stati realizzati prima del provvedimento, è inoltre possibile che il Presidente eletto Joe Biden possa prendere decisioni diverse riguardo al ban già nel corso delle prossime settimane.
Nello specifico Xiaomi sarebbe stata bannata per motivazioni molto differenti da quelle che hanno portato all’inserimento di Huawei (o ZTE) nella lista nera, in questo caso infatti il gruppo di Pechino sarebbe stato segnalato in quanto fornitore di tecnologie per l’esercito cinese divenendo a livello formale una communist chinese military company.
In quanto fornitore dell’esercito cinese sono proibiti gli investimenti in Xiaomi ma rimangono possibili le collaborazoni
L’ordine per le compagnie americane dovrebbe essere quindi quello di ritirare tutti gli investimenti effettuati entro l’11 novembre 2021, si potranno invece attivare delle partnership con Xiaomi e quest’ultima (sempre a differenza di quanto accaduto per Huawei) potrà continuare ad utilizzare tecnologie e componenti statunitensi nei propri prodotti.
Chiamata a difendersi, Xiaomi ha diramato un comunicato nel quale specifica che il gruppo non è di proprietà dell’esercito cinese, non è controllato da quest’ultimo né è affiliato in questo modo con esso. Mancherebbero quindi i requisiti previsti nel National Defense Authorization Act per essere considerata una communist chinese military company.