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WiFi libero: tutto da rifare

Se il legislatore non conosce l’argomento sul quale è chiamato a legiferare quel che rischia è di fare davvero delle brutte figure: è questa l’ennesima amara lezione derivante dal tentativo (malriuscito) da parte dele nostre istituzioni di liberalizzare il WiFi nei locali aperti al pubblico armonizzando la situazione italiana a quella della maggior parte dei paesi occidentali.

Ma le cose, ancora una volta, in Italia si rivelano particolarmente difficili: i punti "dolenti" della proposta di legge contenuta nel cosìdetto "Decreto del fare", ed attualmente in discussione alla camera, riguarderebbero l’identificazione delle singole sessioni di navigazione.

La proposta di legge, infatti, prevede la non obbligatorietà di richiedere documenti per l’identificazione degli utenti (ma nei soli esercizi in cui la navigazione in Rete non costituisca attività prevalente) con la conseguenza che il fornitore dell’accesso dovrà dotarsi di un sistema per l’assegnazione temporanea di indirizzi IP (sistema tra l’altro inutile stante l’obbligo di identificazione del MAC Address del dispositivo utilizzato) con i quali identificare le singole sessioni di navigazione; un vincolo che imporrebbe anche ai piccoli locali (pensate per esempio ai bar) di dotarsi di un un proprio server syslog nel quale dovrebbero essere registrate (in forma criptata) anche informazioni sensibili (come appunto il MAC Address) e, pertanto, opportunamente difese da eventuali tentativi di intrusione e manomissione.

Il rischio, ancora una volta, è che tutto si concluda in un nulla di fatto. Una cosa è certa… se navigare tramite Wifi deve diventare ancora più complicato di quanto non lo fosse col vecchio Decreto Pisanu meglio desistere. Il risultato di una normativa troppo complessa sarebbe, infatti, la non fornitura del servizio da parte degli esercizi commerciali che, intimoriti da obblighi e costi, finirebbero con lo staccare la spina agli access point.

Di fronte all’ennesima debacle della politica, tuttavia, nascono spontanee alcune domande: ma come mai nel nostro paese è così facile piazzare una macchinetta per il videopoker nel proprio locale, mentre sembrerebbe quasi impossibile mettere a disposizione una connessione ad Internet? Inoltre, è chiedere troppo che determinate proposte di legge vengano formulate in presenza di un tecnico? Ma ancora: se il Wifi è libero in mezzo mondo… perché non ci limitiamo a copiare le norme dei paesi che sono riusciti in questa "mirabolante impresa"? Mah…

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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