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Gli USA hanno fame di chip

L’emergenza pandemica ancora in atto in diversi Paesi ha avuto tra le sue conseguenze la chiusura di numerosi stabilimenti per la produzione di chip, questo fenomeno si è tradotto in una notevole carenza di tali componenti e diversi settori, l’automotive in primis, starebbero incontrando delle difficoltà nel far fronte alla domanda da parte del mercato.

La situazione odierna sarebbe talmente grave che il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden avrebbe deciso di intervenire in prima persona incontrando virtualmente i massimi dirigenti delle principali aziende coinvolte. Tra di esse Alphabet (il conglomerato finanziario di cui fa parte Google), il gigante dei semiconduttori Intel e la General Motors.

Le ragioni delle preoccupazioni di Biden sarebbero dovute in particolare al fatto che una realtà concorrente come la Cina, Paese dove la pandemia di COVID-19 sembrerebbe essere stata gestita più velocemente e con maggior successo, avrebbero già trovato le contromisure necessarie a contrastare la mancanza di chip derivante dai lockdown.

L’inquilino della Casa Bianca si sarebbe poi dimostrato molto sensibile alle istanze di Intel, azienda secondo cui almeno 1/3 dei chip utilizzati negli USA dovrebbero essere prodotti nella madre patria. Ad oggi non si andrebbe oltre il 12% mentre il resto delle commesse verrebbero indirizzate verso mercati come quelli della Corea e di Taiwan.

Gli Stati Uniti sarebbero inoltre in forte ritardo per quanto riguarda la produzione di chip quantistici mentre recentemente sarebbe già sorta la prima fabbrica dedicata in Cina. Ad oggi il settore dei semiconduttori nel suo complesso sarebbe in grado di generare un giro d’affari pari a 466 miliardi di dollari con un incremento di oltre 10 punti rispetto al 2019.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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