L’economia circolare, quindi basata sul riciclo dei materiali con cui vengono prodotti i beni di consumo, è un fattore fondamentale per la riduzione dell’impatto ambientale, per questo motivo il "Green Deal" dell’Unione Europea punta anche su di esso per raggiungere l’auspicata neutralità dal punto di vista climatico entro i prossimo 30 anni.
Ed è proprio da questo assunto che è partita la Commissione Europea per iniziare un iter che dovrebbe portare entro il 2021 al cosiddetto "diritto di riparazione" per i device mobile, portatili (smartphone, tablet e laptop) e relativi accessori. L’obbiettivo è quello di limitare la formazione di nuova RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e estendere il ciclo di vita dei terminali.
A ciò si aggiunga il discorso dell’obsolescenza programmata, un fenomeno che l’Europa è intenzionata a scoraggiare quanto più possibile. Essa riguarderebbe un gran numero di dispositivi che verrebbero concepiti in modo da registrare un progressivo calo di prestazioni nel più breve tempo possibile, questo per incentivarne la sostituzione tramite nuovi acquisti.
Al contrario il "diritto di riparazione" potrebbe rendere meno conveniente optare per soluzioni "usa e getta" basate su un modello di business che rende non di rado onerosi gli interventi tecnici di assistenza e la sostituzione di singole componenti quando guaste o difettose. Chiaramente un cambio di rotta così radicale necessiterà di una forte collaborazione da parte dei produttori.
Sempre in un’ottica di sostegno all’economia circolare, la Commissione starebbe ipotizzando alcuni incentivi che facilitino le iniziative delle aziende volte a garantire una maggiore sostenibilità nonché l’eventuale sostituzione dei device usati. A questo punto molto, comprese le tempistiche per l’approvazione di una normativa, dipenderà dalle posizioni in merito degli stati membri.