L’obsolescenza programmata dei dispositivi elettronici è al centro di alcune recenti iniziative del Parlamento Europeo, secondo cui essa rappresenta non soltanto un esempio di scarsa trasparenza nei confronti dei consumatori ma anche un fattore in grado di rendere l’economia circolare meno efficace e determinare un impatto ambientale negativo.
Al centro della discussione vi sarebbe il cosiddetto diritto alla riparazione grazie al quale il cambio di un device danneggiato non rappresenti più una scelta obbligata. L’obbiettivo dovrebbe essere anche quello di prolungare quanto più possibile il ciclo di vita dei prodotti in modo da limitare ulteriormente la produzione di rifiuti elettronici.
Nello stesso modo i parlamentari europei sembrerebbero intenzionati ad incentivare il mercato dell’usato quale strumento per offrire maggiori opportunità di scelta agli utenti, una posizione che con tutta probabilità incontrerà il parere sfavorevole dei produttori comprensibilmente più orientati a accelerare quanto più possibile il ricambio dei device circolanti.
Il passaggio ad un nuovo dispositivo è spesso più conveniente della riparazione
Attualmente ben il 77% dei cittadini europei preferirebbe poter riparare il proprio dispositivo ma tale opzione sarebbe spesso condizionata ad iter talmente farraginosi da rendere più conveniente il passaggio ad un prodotto più recente, tale discorso riguarda anche gli accessori che rappresentano gran parte del mercato dell’elettronica.
A tal proposito l’Unione Europea starebbe puntando su etichettature obbligatorie, che riportino anche i dati relativamente ai tempi di obsolescenza, e sulla definizione di standard unificati per componenti come per esempio i caricabatterie. Alla Commissione Europea spetterà invece di rimuovere tutti gli ostacoli normativi che rendono eventualmente più complessa la riparazione.