Edward Snowden, la "gola profonda" che ha aperto il vaso di Pandora del Datagate rigetta categoricamente le accuse che, nelle ultime ore, lo avrebbero additato come una talpa al soldo del governo cinese. Snowden, infatti, si dichiara un patriota e si professa pronto a morire per il suo paese.
A parlare, questa volta, è il diretto interessato e lo fa non attraverso i giornali, ma in prima persona, in una speciale chat organizzata dal The Guardian. Il giovane informatico, rifugiatosi in una località segreta nella regione di Hong Kong, ha chattato rispondendo ai quesiti dei lettori del quotidiano britannico, rilanciando diverse accuse al presidente Obama, a suo dire complice di abusi e violazioni gravissime contro la privacy e la libertà dei cittadini statunitensi.
Snowden, augurandosi che Obama torni presto alla ragionevolezza ripristinando quanto prima la legalità ed il rispetto della costituzione, si è dichiarato consapevole di aver messo a rischio la propria vita: "il governo americano non potrà insabbiare le cose uccidendomi o mettendomi in prigione. La verità sta arrivando e non può essere fermata".
Lo scandalo suscitato dal progetto PRISM si fa ogni giorno più inquietante e rischia di diventare una vera e propria voragine che potrebbe finire per inghiottire l’amministrazione Obama: intercettazioni telefoniche di massa, comunicazioni via Internet controllate in modo capillare, banca dati del DNA, potrebbero essere solo la punta dell’iceberg di un piano articolato per il controllo di massa che, fino a pochi giorni fa, sarebbe stato etichettato come l’ennesima bufala partorita dai teorici del complotto. Ma si sa, a volte la realtà supera la fantasia.
