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SIAE: polemiche sull’equo compenso

La SIAE (Società Italiana Autori Editori), è stata sempre in prima fila nella lotta contro la pirateria e la condivisione illegale di contenuti protetti da diritto d’autore, non sempre però i mezzi utilizzati da questo ente per condurre la sua battaglia sono risultati graditi agli utenti.

Tempo fa, quando i masterizzatori erano di gran voga e ancora Napster la faceva da padrone nel settore del P2P, proprio per volontà della SIAE era stata introdotta un’imposta su tutti i supporti ottici; si presumeva infatti che questi dovessero essere utilizzati per copiare illegalemente file audio e video.

Ora, questa imposta denominata burocraticamente equo compenso, sarà applicata anche a player MP3, smartphone, Pc, decoder e dischi rigidi multimediali, il decreto ha già avuto l’approvazione da parte del Ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi.

La SIAE prevede di incamerare ben 300 milioni di Euro grazie a questa imposta (il prezzo di un comune hard disk potrebbe presto aumentare anche di 30 Euro); oppressione fiscale a parte, è da segnalare il fatto che la stessa SIAE definisca l’equo compenso non come una tassa, ma come la riscossione di un diritto d’autore.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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