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Privacy: più di un miliardo di referti medici in Rete

La tutela della privacy diventa ancora più importate quando a dover essere protetti sono i dati riguardanti la salute degli utenti. Nessuna informazione personale può essere considerata più "sensibile" di un dato sanitario, ma attualmente qual è il livello di sicurezza garantito dalle infrastrutture e dalle piattaforme deputate a trattarli?

Stando ad una recente inchiesta pubblicata da TechCrunch la situazione sarebbe particolarmente preoccupante, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti. Oltre un miliardo di referti sanitari sarebbero finiti online e potrebbero essere consultati da chiunque quando non sfruttati da utenti malintenzionati per finalità legate a tentativi di truffa o furti di identità.

Si tratterebbe nello specifico di documenti in formato DICOM (Digital Imaging and COmmunications in Medicine), uno standard pubblico con cui vengono definiti i criteri per la comunicazione, la visualizzazione, la conservazione e la stampa di dati biomedici come per esempio le immagini prodotte nel corso delle visite radiologiche.

Negli USA è in vigore la direttiva HIPAA (Health Insurance Portability and Accountability Act) che, oltre ad indicare nel dettaglio le modalità di archiviazione dei referti, punisce con pesanti sanzioni eventuali violazioni. Nonostante ciò sarebbe stata osservata una negligenza diffusa per quanto riguarda l’osservazione delle indicazioni fornite al personale sanitario.

A preoccupare sarebbe in particolare il fatto che questo tipo di documenti consente di associare facilmente i referti alle identità dei pazienti (nomi e cognomi sono per esempio leggibili in chiaro), inoltre questi ultimi verrebbero a scoprire molto raramente di essere state vittime di un leak, rendendosene conto soltanto dopo aver subito un abuso.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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