Il cosiddetto Piano Cashback sarebbe dovuto partire dal mese di gennaio del prossimo anno ma il governo Conte ha deciso di anticiparlo a dicembre 2020 per favorire quanto più possibile l’utilizzo di strumenti per i pagamenti elettronici nei negozi fisici durante il periodo dello shopping natalizio. L’iniziativa prevede di restituire fino al 10% di quanto speso su una spesa massima di 1.500 euro.
Il primo limite dell’iniziativa riguarda proprio il fatto che all’ammontare del rimborso non contribuiranno gli acquisti effettuati tramite e-commerce, si tratta infatti di una misura finalizzata a rendere meno appetibile l’evasione fiscale e a diffondere l’uso dei pagamenti digitali presso fasce di popolazione ancora troppo "affezionate" all’uso del contante.
Per ottenere il rimborso è necessario accedere a IO, autenticandosi tramite CiE o SPID
Un secondo limite riguarda gli strumenti necessari per aderire al Piano Cashback, le carte da utilizzare per la spesa devono essere registrate infatti tramite IO, l’applicazione per i servizi pubblici, e per autenticarsi si deve utilizzare la CiE (Carta di Identità Elettronica), sempre che se ne possieda una, oppure lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale).
La scelta di tali piattaforme non è sicuramente casuale e da questo punto di vista il Piano Cashback dovrebbe favorire l’incremento delle identità digitali che in Italia sarebbero attualmente circa 13 milioni. Si tratta di un numero abbastanza elevato ma comunque minoritario rispetto alla popolazione italiana che in buona parte potrebbe trovarsi tagliata fuori della possibilità di ricevere rimborsi.
L’idea di rendere IO indispensabile potrebbe rivelarsi quindi fallimentare nonché dare origine ad una ridondanza di dati palesemente superflua, le informazioni relative alle transazioni monetarie effettuate tramite carte di credito vengono infatti registrate dagli istituti bancari che le rilasciano e non si capisce quale sia la necessità di un ulteriore tracciamento.