La nuova legge contro la pirateria digitale fornisce ad AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) nuovi strumenti per il contrasto ad un fenomeno che in Italia determina una perdita di quasi 10 mila posti di lavoro, genera 1.7 miliardi di minori entrate per le aziende coinvolte e costa ben 300 milioni in termini minori entrate fiscali.
Grazie alla sua approvazione l’agenzia potrà intervenire entro 30 minuti da una segnalazione imponendo agli operatori di bloccare le trasmissione illecita di contenuti tutelati da diritto d’autore. Le sanzioni vanno da un minimo di 2.582 euro ad un massimo di 15.493, mentre le pene detentive previste dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione.
Fin qui tutto bene se non fosse che, come segnalato da Assoprovider, la nuova normativa si tradurrà in maggiori oneri per gli operatori. Si stima infatti che i maggiori costi oscilleranno tra i 300 e i 400 mila euro, inoltre, il controllo dovrà essere effettuato 24 ore su 24 e sarà quindi necessario assumere non meno di 3 o 4 persone che possano effettuarlo.
Ora, in Italia operano diversi provider di piccole e medie dimensioni il cui fatturato annuo è al di sotto dei 500 mila euro. Ciò significa che tali attività economiche non saranno in grado di far fronte ai maggiori oneri determinati dall’entrata in vigore della legge, il rischio è dunque quello di un fallimento con conseguenti perdite di posti di lavoro.
Assoprovider ha quindi chiesto al Senato di tornare indietro sui propri passi, soprattutto perché le decisioni prese nei giorni scorsi potrebbero favorire i grandi operatori del settore, tra cui alcuni provider che operano direttamente nel comparto dello streaming video, danneggiando irreparabilmente la libero concorrenza nel mercato di riferimento.