L’ultima edizione del DESI (Digital Economy and Society Index) registra alcuni dati contrastanti per quanto riguarda il grado di digitalizzazione del nostro Paese. L’Italia si classificherebbe al 3° posto per quanto riguarda la diffusione delle infrastrutture dedicate al 5G ma sarebbe anche uno dei mercati in cui è più difficile trovare professionisti dotati di competenze tecnologiche.
Stando ai risultati testimoniati dall’Indice della Commissione Europea, alla Penisola mancherebbero in particolare i laureati in materie tecnico-scientifiche e la capacità di attrarre "cervelli" dall’estero sarebbe abbastanza limitata. Per questo motivo l’Italia non arriverebbe oltre l’ultimo posto su 28 Paesi relativamente alla disponibilità di personale skillato.
Per avere un’idea chiara del fenomeno basti pensare che appena il 42% degli Italiani di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiederebbe delle competenze in ambito digitale, un dato molto più basso rispetto a quello medio europeo che si attesterebbe sui 58 punti percentuali. Solo il 22% degli appartenenti alla stessa fascia di età avrebbe skill avanzate contro il 33% del Vecchio Continente nel suo complesso.
Notizie non esattamente esaltanti anche dal punto di vista dell’alfabetizzazione digitale di base, con appena il 74% dei nostri concittadini che utilizzerebbe abitualmente la Rete. In compenso nel corso degli ultimi anni lo Stivale avrebbe fatto dei grandi passi avanti per il miglioramento di un e-government che, però, rimarrebbe per molti versi sottoutilizzato.
A migliorare sarebbero inoltre i servizi legati alla connettività, con un incremento dal 9 al 13% dei collegamenti con velocità superiori ai 100 Mbps, nonostante ciò l’Italia riuscirebbe a raggiungere soltanto il 17° posto. Tale risultato potrebbe essere più incoraggiante in futuro, soprattutto in considerazione del fatto che le prime offerte commerciali per il 5G nelle grandi città sono cominciate già nel 2019.
