Uno studio effettuato dai ricercatori di Unioncamere-Anpal evidenzierebbe come sarebbero state circa 1 milione le aziende italiane ad investire in tecnologia e digitalizzazione dei processi produttivi per far fronte alla crisi creatasi in seguito all’emergenza Coronavirus (Sars-Cov-2). Tali iniziative presenterebbero anche dei vantaggi a livello occupazionale.
Il riferimento al mercato del lavoro è particolarmente importante se si considera che nel corso del primo semestre dell’anno corrente circa il 75% delle aziende avrebbe mantenuto stabile il numero dei propri dipendenti, mentre in oltre il 21% dei casi si sarebbe proceduto ad un ridimensionamento e soltanto nel 2.6% a nuove assunzioni.
Mediamente il saldo negativo tra le aziende che hanno perso lavoratori e quelle che invece hanno assunto sarebbe stato pari a 18.7 punti percentuali (con picchi oltre il 22% per le realtà con meno di 50 dipendenti), tale tendenza sarebbe stata però meno marcata per le imprese già provviste di una strategia per la digitalizzazione del business (17.4%).
Per contro il saldo negativo delle società ancora prive di un piano per il Digitale sarebbe superiore alla media (19.3%). Nel complesso la percentuale di aziende nostrane che avrebbero deciso di digitalizzarsi maggiormente in seguito al lockdown e agli altri effetti della pandemia sarebbe cresciuto di 7 punti rispetto al periodo precedente alla crisi.
Ad essere digitalizzati sarebbero in particolare i processi di organizzazione e le procedure per i rapporti con la clientela e i fornitori, tra le tecnologie maggiormente ricercate troviamo invece l’IIoT (Industrial Internet of Things), le soluzioni per l’analisi dei Big Data, il Cloud Computing, la Cybersecurity e gli strumenti per il Digital marketing.