Immuni, applicazione per il Contact Tracing contro la pandemia di Coronavirus (Sars-Cov-2) approvata dal Governo Conte, è ormai disponibile da alcune settimane, ma il numero di Italiani che hanno deciso di installarla sembrebbe essere ancora molto basso (poco più di 3 milioni). A motivare questa scelta vi sarebbe anche una generale preoccupazione per la privacy.
Stando a uno studio condotto dai ricercatori di GFK Sinottica, i nostri connazionali ammetterebbero abbastanza candidamente di non essere sufficientemente informati riguardo alle modalità con cui i loro dati personali vengono trattati in Rete. La percentuale di chi si dichiarerebbe scarsamente competente in materia arriverebbe a sfiorare il 90%.
Circa la metà degli intervistati che si sarebbero definiti abbastanza informati in materia avrebbe un’età compresa tra i 35 e i 54 anni, in buona parte dei casi l’utenza più giovane e quella più anziana sembrerebbe o meno preoccupata della propria riservatezza o sostanzialmente in difficoltà nel reperire le fonti di informazione utili per documentarsi.
Emergerebbe inoltre un clima di sostanziale sfiducia nei confronti delle piattaforme online e nel loro politiche di trattamento dei dati, la diffidenza (espressa chiaramente da 2/3 del campione sottoposto a sondaggio) riguarderebbe non soltanto le attività private in Rete (compresi social media e i motori di ricerca) ma anche i soggetti istituzionali.
Da notare infine come gli Italiani sembrerebbero non essere particolarmente condizionati dalle loro paure riguardo alla privacy quando la tecnologia è in grado di migliorare la loro quotidianità, lo dimostrerebbero l’adozione estesa di servizi per l’Home Banking (usato da 3 intervistati su 5) e il fatto che i social network siano frequentati dal 75% dei partecipanti allo studio.