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Hacking Team: siamo vittime, non colpevoli

Se non altro per il clamore suscitato, in molti ricorderanno il recente attacco che avrebbe portato alla pubblicazione online di centinaia di Gb di dati riservati trafugati dai sistemi informatici della società milanese Hacking Team; gli strascichi polemici e le preoccupazioni derivanti da tale vicenda continuerebbero a proseguire senza sosta ancora oggi.

A tal proposito i portavoce del gruppo coinvolto, che è specializzato nella produzione di soluzioni per la tecnosorveglianza, avrebbero deciso di difendersi contro le molte accuse rivolte a loro carico sottolineando che all’Hacking Team non potrebbe essere addebitata alcuna responsabilità riguardo all’accaduto, esso sarebbe semmai una delle vittime dell’attacco.

Prendendo spunto dalle informazioni diffuse indebitamente su Internet in seguito all’incursione, alcuni analisti avrebbero accusato la società di aver disabilitato a distanza i sistemi di sicurezza utilizzati dai propri clienti e di aver inoculato una backdoor nelle sue soluzioni per il Remote Control. Naturalmente l’Hacking Team avrebbe rigettato ogni addebito.

Nello stesso modo i responsabili del gruppo avrebbero negato di aver venduto a diversi regimi totalitari il software Galileo, anch’esso uno strumento per il controllo da remoto; a riguardo, e secondo quanto evidenziato dai titolari, l’Hacking Team avrebbe sempre agito nel pieno rispetto delle normative internazionli che regolano la distribuzione di tool RCS.

A questo punto l’azienda italiana sembrerebbe sempre più impegnata a risolvere quello che dovrebbe essere il problema più grave arrecatole dall’attacco dei crackers, cioè un danno d’immagine che almeno per il momento apparirebbe difficilmente recuperabile.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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