Gli sviluppatori di Mountain View hanno recentemente presentato alcune nuove funzionalità di Google che dovrebbero rendere più precisi i risultati delle ricerche grazie all’intervento dell’Intelligenza Artificiale. Si tratta di implementazioni che per molti versi ampliano l’efficacia del sistema basato sulle parole chiave fino ad ora adottato dalla piattaforma.
A livello tecnico gli ultimi miglioramenti sono riassumibili tramite l’acronimo BERT (Bidirectional Encoder Representations from Transformers), una soluzione basata sui TPU (Tensor processing Unit) che fungono da acceleratori AI in grado di riconosce il significato dei termini e le caratteristiche degli oggetti in base al contesto in cui vengono pronunciati, scritti o rappresentati.
Nel caso di una comune keyword, ad esempio, l’engine animato da BERT dovrebbe essere in grado di capire esattamente cosa un utente stia cercando tenendo conto delle parole che la precedono e la seguono. I vantaggi di un’impostazione di questo tipo sono evidenti, soprattutto dal punto di vista delle capacità predittive dell’algoritmo.
Come sottolineato da Jeff Dean, responsabile della divisione di Big G che si occupa di tecnologie per l’Intelligenza Artificiale, in futuro Google dovrà essere sempre più in grado di riconoscere le relazioni tra le parole che vengono utilizzate nella formulazione delle query, portando la sua capacità di comprensione del contesto a livelli simili (se non superiori) di quella umana.
Per l’azienda californiana è fondamentale continuare ad investire nel searching, Google è un soggetto dominante in questo mercato (con una quota superiore al 90%) e l’80% del suo giro d’affari deriva da un advertising che nel business model del gruppo di Sundar Pichai è determinato direttamente dalle attività di ricerca e dalla qualità dei risultati.