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La Francia mette i filtri al Web

Le autorità transalpine hanno approvato il cosiddetto Decreto 2015-125, una normativa a tutti gli effetti liberticida che permetterà il blocco entro 24 ore di qualsiasi sito Web sospettato di propaganda terroristica; naturalmente, i criteri che porteranno ai sequesti delle pagine Internet verranno definiti dalle stesse autorità francesi.

In pratica, le forze dell’ordine non avranno più la necessità di un’ordinanza da parte della magistratura per decidere della chiusura di una risorsa pubblicata online, basterà invece il semplice "sospetto" che un blog, un forum di discussione o altro spazio per i contenuti in Rete possa essere ritenuto in qualche modo "eversivo" e quindi pericoloso.

Il Web francese, cioè quello di una nazione che prima fra le altre in Europa ha consacrato la libertà come un diritto assoluto, finisce ora nelle mani della Polizia Nazionale e del suo nucleo per la repressione dei crimini informatici; da questo punto di vista i provider non potranno che trasformarsi in meri esecutori senza alcun giudice che possa fare da garante.

La Francia è senza dubbio un paese sconvolto dal recente massacro della redazione del periodico satirico Charlie Hebdo ad opera di fondamentalisti islamici, ma non è proprio contro la libertà di espressione che hanno agito gli attentatori? Fino a che punto può valere il principio di limitare i diritti di cittadinanza per garantire maggiore sicurezza?

Ciò che dovrebbe preoccupare gli operatori del Web di altri paesi come il nostro, è che il Decreto 2015-125 possa costituire un precedente, un motivo in più per limitare la natura libertaria delle Rete con il paravento della repressione di attività criminose che senz’altro, ma solo quelle, andrebbero perseguite per legge.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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