La giudice Yvonne Gonzalez-Rogers, chiamata a pronunciarsi sulla diatriba legale che vedeva contrapposte Apple ed Epic Games, ha sentenziato che il gruppo capitanato da Tim Cook non può impedire alle software house che creano applicazioni per i suoi dispositivi di utilizzare sistemi per i pagamenti in-App diversi da quello fornito tramite l’App Store.
Tale decisione libera di fatto gli sviluppatori dall’obbligo di corrispondere una commissione (del 15 o del 30% a seconda del giro d’affari creato) alla Casa di Cupertino. Sembrerebbe così concludersi uno scontro iniziato nell’estate dello scorso anno che aveva portato la Mela Morsicata a rimuovere un titolo del calibro di Fortnite dal suo marketplace per violazione delle policy.
Epic Games, contraria alle imposizioni di Apple, aveva infatti deciso di proporre una propria piattaforma per i pagamenti in modo da godere integralmente degli introiti derivanti dal titolo che è stato uno dei maggiori successi di sempre. Stando alla sentenza, la reazione di Cupertino non sarebbe stata lecita in quanto contraria a quanto previsto dalla Unfair Competition Law in vigore in California.
Nonostante la sentenza a favore di Epic Games, il 30% dei ricavi andrà ad Apple
Ora la parte perdente avrà tempo fino al 9 dicembre per ricorrere in appello, ma sorprendentemente il ricorso potrebbe essere presentato da Epic Games. Secondo la giudice infatti, quest’ultima avrebbe comunque violato i termini d’uso del servizio e sarà quindi obbligata a corrispondere 3.5 milioni di dollari alla Apple, il 30% dei ricavi maturati dagli acquisti in-App di Fortnite.
Tim Sweeney, CEO di Epic Games, avrebbe già confermato l’intenzione di richiedere un nuovo pronunciamento del tribunale, questo perché il risultato ottenuto non dovrebbe essere ritenuto una vittoria né per gli sviluppatori né per i consumatori. Nello stesso modo l’intenzione sarebbe quella di ripubblicare Fortnite sull’App Store solo quando in esso verranno consentiti sistemi di pagamento alternativi.