L’obbligatorietà della fatturazione elettronica B2B, introdotta il primo gennaio del 2019, non è stata accolta da tutti i soggetti interessati con lo stesso entusiasmo. Tra le voci più critiche vi sarebbe per esempio quella dei commercialisti, così come di una parte delle imprese, ma stando ai risultati recentemente presentati, non è di certo critico l’atteggiamento dell’Agenzia delle Entrate.
Secondo il Fisco italiano la e-fattura avrebbe permesso di individuare ben 668 milioni di euro di crediti IVA fasulli a soli 2 mesi di distanza dall’entrata in vigore della nuova normativa. A differenza di quanto avveniva in passato con le fatture in formato carteceo, questi dovrebbero rientrare immediatamente nella disponibilità delle casse erariali.
Per quanto riguarda il traffico gestito dall’SdI (Sistema d’Interscambio) che si occupa di gestire e fatture elettroniche, nel corso del periodo considerato esso avrebbe consentito di veicolare circa 350 milioni di documenti. Gli operatori nostrani coinvolti con l’emissione di almeno una e-fattura a partire dall’inizio dell’anno sarebbero stati in tutto 2.7 milioni.
E’ importante ricordare che l’obbligatorietà della fattura elettronica ha suscitato alcuni dubbi in tema di tutela dei dati personali che sono stati sottolineati anche dal Garante della Privacy, lo scorso dicembre l’authority aveva però deciso di fare un passo indietro in modo che il nuovo sistema potesse comunque esordire mitigando nel contempo gli aspetti meno conformi al GDPR.
Per questo motivo l’Agenzia delle Entrate dovrebbe effettuare un ulteriore verifica in aprile. Le valutazioni previste non riguarderanno soltanto il funzionamento del servizio e i suoi effetti a favore della lotta contro l’evasione, ma anche l’efficacia degli interventi effettuati per garantire una maggior rispetto delle riservatezza.