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DSA: cosa cambia per il Web

Sabato 17 febbraio 2024 è entrato in vigore il DSA (Digital Services Act), una misura fortemente voluta dalla Commissione Europea che, almeno nel mercato del Vecchio Continente, è destinata a cambiare il modo in cui social network, motori di ricerca e piattaforme di medie e grandi dimensioni devono fornire i propri servizi agli utilizzatori.

Il DSA non permette ad esempio di mostrare advertising basato sui dati sensibili, obbliga a fornire un contatto facilmente accessibile a utenti e autorità, responsabilizza le piattaforme riguardo alla pubblicazione di contenuti illegali, introduce nuovi paletti per la protezione dei minori in Rete e impone maggiore trasparenza sulla pubbliciità mostrata online.

Particolare attenzione è stata data alla gestione dei commenti condivisi dagli iscritti. A questo proposito le aziende dovranno motivare le decisioni prese per la moderazione dei contenuti, fornire un report annuale sulle procedure utilizzate dai moderatori e mettere a disposizione degli utenti un sistema per formulare eventuali reclami.

Quando previsto dal DSA è già in vigore dallo scorso anno per le cosiddette VLOP (Very Large Online Platform) e i VLOSE (Very Large Online Search Engine), in questo caso l’elemento di novità riguarda il fatto che ad essere coinvolte non sono soltanto grandi realtà come Meta e TikTok, per i social network, e Google, per i motori di ricerca.

Il DSA infatti influenzerà ora anche l’attività di compagnie che registrano un fatturato annuo superiore ai 10 milioni di euro e hanno in forza più di 50 dipendenti. Da notare che la normativa presenta anche delle misure appositamente dedicate all’attività degli ISP (Internet Service Provider) e degli hosting provider con sevizi di gestione Cloud e DNS.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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