Spaventata dalla possibilità di non riuscire a vendere più neanche un BlackBarry nel grande paese mediorientale, la RIM ha deciso di concludere un accordo con le autorità dell’Arabia Saudita, un compromesso che però non è piaciuto ai locali utilizzatori dell smartphone.
In pratica la Research In Motion ha installato un server in Arabia Saudita, ciò perché fosse possibile il controllo del traffico di posta elettronica da parte dei funzionari del Ministero per le Comunicazioni; il test della piattaforma ha provocato un black out di 4 ore del servizio mail.
Le alternative per RIM sarebbe stata estremamente poco conveniente: permettere alle autorità saudite di accedere al server canadese dell’azienda (criptato) o rinunciare ai 750 mila clienti che utilizzano quotidianamente il dispositivo all’interno del Paese.
La soluzione è però dispiaciuta in primis proprio agli utilizzatori dello stato arabo, si pensi che prima del compromesso accettato dalla RIM lo smartphone costava ben 2.800 Riyal (un dollaro corrisponde a circa 3,5 Dollari americani), ora il prezzo è crollato a 700 Riyal.