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Gli “Anonimi” italiani offrivano consulenza dopo gli attacchi. Anonymous si dissocia

In queste ore starebbero emergendo i primi particolari relativi all’operazione "Tango down" condotta dalle forze dell’ordine italiane contro la cellula nostrana del gruppo di hacktivisti Anonymous che avrebbe portato al fermo giudiziario di quattro persone.

Secondo quanto dichiarato dai responsabili del CNAIPIC (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche), l’attività degli individui identificati durante le indagini sarebbe andata oltre il solo hacktivismo per sfociare nella ricerca del lucro.

In pratica, secondo le accuse, gli "anonimi" italiani (o presunti tali) avrebbero sfruttato il nome della nota organizzazione internazionale per proporsi come consulenti agli stessi gestori delle infrastrutture tecniche attaccate. Da sottolineare come Anonymous Italia avrebbe isolato già da tempo le persone coinvolte perchè, probabilmente, lontane dagli ideali del gruppo.

Sempre riguardo ad Anonymous, gli uomini del CNAIPIC avrebbero sostenuto di voler separare nettamente l’attività della nota crew da quella dei fermati, questi ultimi infatti avrebbero semplicemente sfruttato un "marchio" conosciuto per finalità puramente personali.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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