Chi sono i nomadi digitali? Volendo definirli in modo estremamente semplice possiamo dire che si tratta di persone che, grazie alla tecnologia, sono in grado di lavorare indipendentemente dal luogo in cui si trovano.

Indice
Nomadi digitali e Internet
Il nomade digitale ha un lavoro, spesso è un freelance, ma non un posto in cui debba recarsi obbligatoriamente per poter lavorare. Per capirci, non necessita di stare in ufficio in quanto svolge mansioni che possono essere effettuate da remoto.
Si tratta di una figura nata grazie ad Internet che ha trovato nella Rete una soluzione con cui conciliare produttività e delocalizzazione. Il Web consente infatti di dematerializzare gran parte di ciò che reputiamo indispensabile per la gestione della nostra vita professionale.
Un laptop e uno smartphone consentono di archiviare foto, scaricare e leggere libri, ascoltare musica e visualizzare video in streaming, prenotare voli e alberghi, gestire risparmi e investimenti, conservare i propri contatti, partecipare a videoconferenze con clienti e collaboratori, telefonare, pagare, emettere fatture e, naturalmente, svolgere qualsiasi mansione che possa essere portata a termine digitalmente.
Non stupisce quindi che, molto spesso, i nomadi digitali operino in settori dove la creatività è una componente fondamentale, tra loro troviamo quindi scrittori, giornalisti, programmatori, Web designer, pubblicitari, artisti, social media manager, influencer e tanti altri professionisti che non di rado sono riusciti a trasformare la propria passione in un lavoro, liberandosi contestualmente dal vincolo delle “quattro mura” di un ufficio e del cartellino da timbrare al mattino.
In un Mondo in cui milioni di lavoratori hanno improvvisamente scoperto il lavoro agile a causa di una pandemia globale, i nomadi digitali sono nativamente degli smart worker: per loro il lavoro da remoto non è l’eccezione o la novità, ma la normalità.
Come ha dichiarato Alberto Mattei, Presidente dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali, “Permettere alle persone di lavorare da remoto da ovunque, significa promuovere la qualità della vita e permettere alle aziende di avere accesso ai migliori talenti ovunque essi si trovino”.
Sì, perché il vantaggio non è solo per il lavoratore ma anche per le aziende che possono accedere ad una platea molto più vasta di lavoratori non essendo più limitate dal vincolo territoriale o dalla disponibilità o meno delle persone di trasferirsi per ragioni lavorative.
Differenze tra nomadismo digitale e modelli lavorativi tradizionali
Chi, come ancora oggi buona parte delle persone, ha scelto un’occupazione da svolgere in ufficio sa che i suoi spostamenti sono determinati quasi sempre dalla necessità di raggiungere il posto di lavoro. Per i viaggi a corto raggio si devono aspettare invece i fine settimana, per quelli a lungo raggio le ferie. I nomadi digitali non hanno questo problema, si spostano quando lo desiderano perché non hanno i vincoli del lavoro “in presenza”.
Essere un dipendente che ha l’obbligo di rispettare orari rigidi significa spesso dover condizionare le proprie scelte a quelle dell’azienda presso la quale si è è impiegati. Vacanze escluse (e non sempre) la maggior parte delle giornate saranno scandite dal lavoro, dai rapporti non sempre distesi con i colleghi, dalle decisioni non sempre condivise dei dirigenti e dalle politiche aziendali che devono essere rispettate come da contratto. Un dipendente deve, per forza di cosa, adattarsi al contesto in cui opera, un nomade digitale è, invece, per sua natura, un “indipendente” che ha il pieno controllo sul proprio tempo e sulle proprie priorità di vita.
Essere indipendenti significa anche poter scegliere in che condizioni lavorare: banalmente un nomade digitale non è costretto a vivere in un posto freddo e piovoso se non lo desidera perché il suo stile di vita lavorativo gli consente di trasferirsi senza particolari problemi.
In altre parole, per un nomade digitale non è la vita ad essere funzionale al lavoro ma viceversa. Il lavoro è lo strumento con cui sostenersi e attravsero il quale finanziare le proprie passioni e necessità di vita con la libertà di poter programmare orari, impegni, scadenze e relazioni.
Vi è infine un altro aspetto da tenere in considerazione, molto spesso infatti chi ha un’occupazione basata sul modello tradizionale decide di rimandare molte delle proprie attività non lavorative preferite fino alla pensione, accorgendosi poi di aver speso gran parte del proprio tempo in modo non soddisfacente. Nel caso dei nomadi digitali ciò non accade perché si diventa tali proprio per massimizzare il valore del proprio tempo, conciliando il lavoro con aspetti non meno importanti della vita.
Chi sono i nomadi digitali in Italia?
Secondo il primo rapporto sui Nomadi Digitali in Italia (disponibile qui), il 64% delle persone che appartengono a questa categoria avrebbe un età compresa tra i 30 ed i 49 anni, il 27% sarebbe over 50 mentre solo il 9% avrebbe meno di 30 anni.
Per quanto riguarda le mansioni svolte da Nomadi Digitali se fino a poco tempo fa la grande maggioranza operava nel settore dell’information technology, oggi questio professionisti rappresenterebbero “solo” il 17% del totale e vi sarebbe una crescita di professioni “tradizionali” come architetti, ingegneri, contabili, consulenti finanziari, ecc.
Tra le professioni del digitale troviamo:
- Sviluppatori di software e app
- Esperti di marketing e SEO
- Grafici e Designer
- Copywriter e Traduttori
- Blogger e Influencer
- Social media manager
In forte crescita anche settori come l’E-commerce e la Blockchain.
Quando guadagna un nomade digitale?
Il guadagno di un nomade digitale dipende chiaramente dal lavoro che ha scelto di svolgere (non necessariamente lo stesso durante l’arco di tutta la vita) ma anche dalle sue competenze, dalle ore che è disposto a dedicargli, dall’andamento del mercato in cui opera, dai contatti che è stato in grado di costruire e dalla sua capacità di crearne di nuovi.
È comunque logico pensare che in alcuni casi uno stile di vita “non convenzionale” possa comportare minori opportunità dal punto di vista delle entrate che potrebbero essere non sempre costanti rispetto, ad esempio, ad un lavoratore tradizionale. Ovviamente si tratta di un discorso “sui generis” in quanto nulla vieta vi siano nomadi digitali con lauti guadagni: il fatto di poter svolgere un lavoro da remoto non significa che questo non possa essere ben retribuito!
In relazione all’aspetto economico, oltre alle entrate, bisogna fare altre considerazioni. I nomadi digitali, infatti, hanno esigenze diverse rispetto a quelle della popolazione sedentaria e stanziale: non devono pagare le rate di un mutuo, non devono sostenere le spese che comporta una casa di proprietà, nella maggior parte dei casi non posseggono un’auto e quindi non la devono mantenere, non hanno bisogno di circondarsi di oggetti e, soprattutto, possono spostarsi dove il costo della vita è più contenuto e/o la tassazione più conveniente.
Guadagnare di più in un Paese o in una città caratterizzati da un costo della vita elevato, infatti, non è necessariamente più conveniente rispetto a chi, pur avendo entrate più limitate, sceglie di vivere in una località economicamente più sostenibile.
Nel valutare l’opportunità economica di una vita da nomade digitale, quindi, non devono essere considerate solo le entrate ma anche le minori uscite che questo stile di vita potrebbe comportare.
Come diventare nomadi digitali
Al di là delle motivazioni personali, per poter diventare dei nomadi digitali sono necessari alcuni requisiti tra i quali sono fondamentali le competenze professionali. Cerchiamo quindi di capire cosa non dovrebbe mai mancare nel “bagaglio” di un nomade digitale:
- per prima cosa è fondamentale svolgere un lavoro che possa essere eseguito da remoto, senza necessità di trovarsi materialmente in un luogo ben preciso; quando si lavora da remoto la competenza diventa il tratto distintivo, quindi, se non avete competenze specifiche potete sempre decidere di seguire un percorso di formazione attraverso corsi ad hoc che vi aiutino a consolidare competenze “spendibili” sul mercato del lavoro digitale;
- conoscere o imparare l’Inglese è sicuramente consigliabile: si può essere dei nomadi digitali anche spostandosi soltanto all’interno del proprio Paese, ma il fatto di non poter superare le barriere linguistiche rappresenta, di certo, una limitazione delle opportunità che si possono cogliere;
- indispensabile dotarsi dell’equipaggiamento tecnico necessario alla propria attività, solitamente un computer e uno smartphone con relativi accessori (ad esempio delle cuffie e una Webcam) sono sufficienti nella maggior parte dei casi; se svolgete mansioni specifiche potrebbe essere necessario acquistare dei software ad hoc (si pensi, ad esempio, alla suite Adobe per un grafico digitale);
- se si lavora da remoto è necessario sincerarsi che il luogo in cui ci si vuole spostare offra un’adeguata connessione ad Internet;
- indispensabile disporre di un home banking e di strumenti digitali di pagamento ed incasso (come, ad esempio, PayPal);
- le skill digitali sono fondamentali per ogni nomade digitale, a prescidnere dalla mansione che esso svolge, pertanto imparare a sfruttare applicazioni, siti Web, social media e social network è molto importante sia per la promozione del proprio lavoro che per il networking;
- conoscere e sfruttare le opportunità offerte dal cloud (soprattutto in termini di archiviazione e salvaguardia dei dati) è una buona idea per chi vive da nomade digitale, sia per superare i limiti tecnici dei propri devices che per ovviare ad eventuali problemi hardware, smarrimento o furto dei dispositivi elettronici con i quali si lavora.
Dal unto di vista personale, se si sta valutando di intraprendere una carriera da nomade digitale, sono opportune ulteriori considerazioni:
- è buona norma informarsi sempre riguardo al costo della vita nella destinazione in cui ci si desidera spostare, a questo scopo esistono siti Web come Numbeo che permettono di accedere a questo tipo di dati nazione per nazione e spesso anche città per città. Da questo punto di vista è utile conoscere in anticipo anche le tariffe per il traffico telefonico e dati del Paese in cui ci si vuole recare.
- se si decide per spostarsi all’estero è consigliabile attivare un’assicurazione sanitaria che offra la migliore copertura possibile a fronte di malaugurati problemi di salute;
- se si decide di vivere in viaggio è bene selezionare con cura gli oggetti di cui si ha realmente bisogno: è buona norma creare un inventario di ciò che si possiede è stabilire cosa è indispensabile portare con sé e cosa lasciarsi alle spalle (vendere gli oggetti inutili potrebbe, inoltre, aiutare a finanziare linizio di una vita da nomade digitale).
Ad ogni modo prima di “lanciarsi” è consigliabile informarsi e consultare le esperienze di chi ha deciso di affrontare da tempo tale scelta di vita. Anche in questo caso esistono piattaforme dedicate all’argomento, come ad esempio Nomadlist, che riuniscono community composte da migliaia di nomadi digitali in tutto il Mondo e rappresentano una preziosa fonte di informazione e di confronto.
Aspetti burocratici e fiscali del nomadismo digitale
Il nomade digitale è un lavoratore come gli altri e, come tale, deve sottostare ad una serie di vincoli e regole burocratiche e fiscali.
A tal fine è necessario distinguere due situazioni differenti.
- Rapporto di lavoro dipendente: nulla vieta che il nomade digitale sia un dipendente di un’azienda autorizzato ad operare in smart working; in questo caso la sua posizione, da un punto di vista fiscale e previdenziale, non differisce da quella dei colleghi che lavorano in azienda.
- Lavoro autonomo: se il nomade digitale è un freelance o un imprenditore sarà tenuto ad aprire una partita IVA ed effettuare tutti gli adempimenti previsti dalle leggi come, ad esempio, l’iscrizione alla previdenza sociale. Non esistono, allo stato attuale, normative specifiche per il nomadismo digitale in Italia: sarà necessario, quindi, rivolgeresi ad un Commercialista per capire quali sono gli step da seguire per iniziare una carriera da lavoratore autonomo.
Ma dove paga le tasse un nomade digitale? Dipende.
Se il nomade digitale lavora spostandosi in Italia, ovviamente, il problema non sussiste in quanto i suoi guadagni sono assoggettati al fisco italiano.
Viceversa se il lavoratore si sposta anche fuori dai confini nazionali vige il criterio della prevalenza:
- chi lavora all’estero per meno di 183 giorni l’anno rimane soggetto al fisco italiano;
- chi lavora all’estero per più di 183 giorni l’anno può scegliere di trasferire all’estero la sua tassazione.
Chi decide di trasferire all’estero la propria tassazione dovrà, ovviamente, seguire tutti gli adempimenti fiscali e burocratici stabiliti dal paese estero in questione. E’ estremamente importante, in questo caso, valutare la presenza di eventuali convenzioni internazionali con l’Italia, seguire la “giusta procedura” ed effettuare le opportune comunicazioni, onde evitare che i propri guadagni vengano tassati due volte!
L’aspetto della tassazione, ovviamente, non è di poco conto: aver la possibilità di spostarsi in un paese con una fiscalità di vantaggio, infatti, è un fattore in grado di influire non poco sul benessere economico delle persone, in quanto ad un prelievo fiscale “più leggero” corrisponde una maggior ricchezza disponibile.
Conclusione
I criteri e le considerazioni appena fatte, ovviamente, andrebbero interpretati come delle semplici indicazioni e non come un set di regole da seguire pedessiquamente.
Ad opinione di chi scrive è sempre consigliabile non abbandonare una situazione lavorativa ed una vita stabile prima di aver preso in considerazione tutti gli aspetti positivi (indipendenza, libertà di viaggiare, soddisfazione personale, fiscalità di vantaggio per chi si spopsta all’estero, ecc.) e potenzialmente negativi (lontananza dagli affetti, precarietà, ecc.) del nomadismo digitale.
Quella di una vita senza obblighi e vincoli è sicuramente una prospettiva affascinante ma non per questo può essere affrontata senza la giusta preparazione e ponderazione degli aspetti positivi e negativi che questa comporta.